Primo Volpi: Il Camoscio della Val d’Orcia

Primo Volpi: Il Camoscio della Val d’Orcia

di Alberto Cappelli

Nella mia ultima memoria pubblicata sul sito della Pro Loco di Torrenieri nella quale riferivo dei rapporti della località con il ciclismo, soffermandomi, oltre che sulle memorie ciclistiche locali, anche sull’attualità che interessava il nostro paese, mi ripromisi di far conoscere alle nuove generazioni Primo Volpi, un campione ciclistico valdorciano, come vedremo molto legato a Torrenieri.

Mantengo la promessa, riproponendo un mio articolo scritto per il giornale on line Valdorcia Terra di Eccellenza in occasione del centenario della nascita di questo bravo ciclista, con correzioni, aggiornamenti e puntualizzazioni.

Primo Volpi – il mai dimenticato campione ciclista professionista – nacque nel Comune di Castiglion d’Orcia da una famiglia di mezzadri, il 25 aprile 1916, primo di dieci fratelli (8 maschi e due femmine) e morì all’età di 90 anni, il 28 novembre 2006 ad Empoli dove viveva da quando nel 1957 concluse la sua carriera sportiva.

Dopo un periodo trascorso al podere Le Liti  della famiglia Piccolomini-Clementini, il babbo Luigi chiese alla proprietà di assegnargli un podere più grande per sopperire alle esigenze di una famiglia sempre più numerosa. Così, ancora adolescente, con la famiglia si trasferì nel podere Cerretello della stessa proprietà, localizzato sempre nello stesso Comune, posto su di un’altura, non lontano dalla sponda sinistra del torrente Asso (di fronte al Podere Collalli), per cui, attraversandolo su di un ponticello di legno (la così detta banca), Primo, portandosi sulla strada del Pecorile del  Pian dell’Asso, con facilità raggiungeva Torrenieri.

Nel crescere sviluppò un temperamento agonistico che lo indirizzò in un primo momento a gareggiare con buon successo nelle corse podistiche e  campestri, per poi abbandonarle per dedicarsi al ciclismo, suscitando le ire del babbo e del proprietario, ma non retrocedette dalla sua idea; si tesserò per la Società Mens Sana di Siena, ma dopo un anno si trasferì alla Società Tempora di Bettolle. La prima corsa alla quale prese parte, la vinse gareggiando con una bicicletta da passeggio, (e si dice, con i pantaloni alla zuava), ma  l’artigiano Gino Mangiavacchi di Torrenieri che costruiva le biciclette “Asso”, gli fece dono di  una bicicletta da corsa.

Una precisazione: nel video e nella locandina che si trovano più avanti si dice che Gino Mangiavaccchi era un fabbro che costruiva biciclette. In realtà i fabbri erano suo fratello Nanni e suo padre Alessandro. Gino invece, oltre che grande amico del Volpi, era un artigiano che assemblava biciclette da passeggio che rivendeva col marchio “Asso” e, in virtù del profondo legame che lo univa a Primo, ne costruì una da corsa e gliene fece dono.

Da dilettante si impose in numerose corse (nel 1936 ne vincerà 56!). Poi nel 1939 esordisce fra gli “indipendenti”, categoria intermedia fra i dilettanti ed i professionisti, ai quali era consentito di gareggiare sia nelle gare dei professionisti, che a quelle a loro riservate ed anche a gare con i dilettanti. Volpi fu indipendente quasi per tutta la carriera, ma non rimse mai senza ingaggi.

Nel 1939 è al Giro di Lombardia, dove va in fuga sul Ghisallo, ma nella successiva discesa ruppe una ruota e dovette attendere un bel po’ prima che la macchina della Legnano arrivasse a portargli aiuto; per questo contrattempo si classificherà solo al ventiduesimo posto e la gara fu vinta dall’altro esordiente Fausto Coppi.

Iniziato a gareggiare fra gli indipendenti ed i professionisti, si trasferisce per nove mesi in una pensione di Torrenieri, per raggiungere con più facilità le località di gara.

Durante questi soggiorni conosce una bella ragazza del posto,  Milada Poggialini, nata l’8 marzo 1923, figlia di un operaio della locale industria: il 27 novembre 1941 il Proposto Don Ambrogio Tiberi della Parrocchia di  S. Maria Maddalena in Torrenieri, la unirà in sposa con Primo Volpi e dal matrimonio nasceranno due figli, Gianni nel 1942 e Marialuisa nel 1951.

Dopo un periodo nel quale  con la famiglia visse a San Quirico d’Orcia, tornò di nuovo ad abitare a Torrenieri, prima di trasferirsi, inizialmente a Siena e,  terminata la carriera sportiva, come già detto, definitivamente ad Empoli.

Nel 1940 prese parte al suo primo Giro d’Italia,  nel quale si  aggiudicò la tappa di Arezzo e giunse terzo in quella di Firenze.    

Nello stesso anno l’Italia entrò in guerra e l’attività ciclistica professionistica, ovviamente, quasi si esaurì per poi riprendere a pieno solo nel 1946.

Volpi continuò, comunque ad allenarsi, spesso insieme a Bartali, ed a partecipare alle poche gare che venivano organizzate.

E’ stato essenzialmente un ottimo scalatore (alla sua morte fu definito il camoscio toscano), ma anche un buon passista ed ha partecipato da professionista e da indipendente a 215 corse.

E’ interessante ripercorrere a grandi linee la carriera di questo campione di indubbie capacità, che ha corso fino al 1957, quando cessò l’attività a 41 anni, per cui è uno dei ciclisti  più longevi, tanto da meritarsi il nomignolo di nonno, come anni prima era stato dato a Gino Bartali.

Gareggiò prima e dopo la seconda guerra mondiale, con campioni quali Bartali, Coppi, Magni, Martini, Logli, Cecchi, Biagioni, Cottur, Bevilacqua, Ortelli, Seghezzi, Petrucci, i fratelli Rosselli Kubler, Koblet, Robic, Poblet, Gaul, Couvrer, ecc. E’ stato scritto di lui, che se fosse nato quindici anni dopo, nelle corse a tappe avrebbe avuto pochi rivali.

Da professionista  ha corso con le maglie della Legnano, della Cozzi Silger (di cui fu il capitano), dell’Arbos, della Rhonson, della Bartali, della Vampire, della Azzini della francese Ray Dunlop della belga Vedette, della Welter ed altre ancora.

Il suo palmares è di tutto rispetto.

Ha partecipato per dodici volte al Giro d’Italia, vincendo una sola tappa ad Arezzo nel 1940, arrivando secondo a soli 2” dal vincitore  nella tappa di San Martino di Castrozza nel 1954, per salto della catena negli ultimi metri, quando era nettamente in vantaggio sul secondo!  Il suo miglior piazzamento in classifica generale è il 5° posto del 1948; fu 10° nel 1946.

Per due volte partecipa al Tour de France: nel 1947 si classificherà  al 23° posto (sarà 3° nella tappa di Mt Agel e 9° in quella di Mt Fanon) e nel 1948 (vinto per la seconda volta da Gino Bartali)al termine si classificherà 27°, terzo della squadra azzurra, contribuendo così a far vincere all’Italia anche la speciale classifica a squadre calcolata sui primi tre meglio classificati per ogni squadra.

Nel 1950 si è classificato al 2° posto nel Giro del Belgio, a soli 2” dal vincitore.

Ha corso due volte  anche la Vuelta de Catalogne, che ha vinto nel1951, indossando la maglia giallo-oro simbolo del primato, dalla prima all’ultima tappa; l’ha corsa anche l’anno successivo.

Nel 1954, (a 38 anni!), ha vinto l’unica edizione del Tour d’Europe a tappe (maglia Bianca) nel quale vinse la tappa a cronometro di Friburgo con la media di oltre 42 km all’ora.

Ha corso due volte il Giro della Svizzera, negli anni 1954 (quando si aggiudicò la tappa a cronometro Como-Lugano) e nel 1955.

Per sei volte ha partecipato al Giro di Sicilia a tappe, aggiudicandosi diverse tappe e vincendo un Gran Premio della Montagna. Nel 1951 fu primo nella classifica finale.

Nel 1945 ha partecipato al Giro delle quattro Province, aggiudicandosi la tappa di Roma e al Giro della Campania a tappe, dove si classificò al 2° posto; nel 1949 al Giro del Lazio a tappe, nel corso del quale vinse la tappa di Roma e al Giro del Piemonte a tappe, nel quale si classificò terzo; nel 1950 al Giro dell’Africa del Nord (si classificò al 6° posto); nel 1952 al Gran Premio del Mediterraneo a tappe ed al Giro d’Algeria; nel 1956 al Giro delle Asturie, nel corso del quale annunciò il rtitiro dalle corse, e dove vinse la tappa di Oviedo, battendo in volata il grande Charly Gaul.

Si può senz’altro affermare come in tutte le corse a tappe alle quali ha partecipato, ha sempre ben figurato, vincendo diverse tappe e conquistando buoni piazzamenti.

Anche nelle corse in linea ha ottenueto buoni successi. Nel 1945 si classificò secondo alla Coppa Marconi di Roma  In seguito ha vinto diverse prove del Trofeo a punti UVI, che nel 1953 se lo aggiudicò; due Coppe Sabatini e una prestigiosa Coppa Bernocchi, un Giro dell’Etna ed ottenendo dei secondi posti nel Giro della Campania del 1945 e del Giro della Toscana del 1950 vinto questo da Gino Bartali.

Nel Giro di Lombardia, oltre al 22° posto del 1939, ha ottenuto altri buoni piazzamenti e nel 1951 fa suo il record della scalata della celebre salita del Ghisallo – rimasto imbattuto per molti anni -, alla media di 20,088 km/h, battendo Bartali e Coppi.

Vince anche molte altre corse minori, in linea e nei circuiti, non per questo meno prestigiose per la sua carriera.

Fu molto popolare sia in Italia che, ancora di più, all’estero e questo significava per Volpi aver compiuto il proprio dovere sia di uomo che di atleta. Hanno scritto di lui i più celebri scrittori del “ciclismo eroico” ed i giornalisti sportivi.

La sua ultima corsa – contravvenendo a quanto promesso al Giro delle Asturie – fu il Giro di Toscana del 1957.

Nell’autunno dello stesso anno, nel corso di una cena organizzata dagli amici di Torrenieri per festeggiare il compimento della sua carriera sportiva, a Primo Volpi fu donata una medaglia d’oro ricordo, coniata per l’occasione.

Trasferitosi a Empoli con la famiglia,  dopo aver accettato l’offerta di impiego della Banca Monte dei Paschi di Siena, Volpi  non abbandonò il mondo del ciclismo ed iniziò una nuova avventura, allenando e dirigendo squadre dilettantistiche.

Dal 1957 al 1959 diresse con successo i dilettanti della China Gambacciani e dal 1960 quelli della Brooklin-Rilsan, ambedue di Empoli.

I ragazzi da lui guidati ottennero numerose vittorie (ben 45 nel 1960). Fra le più prestigiose vanno ricordate  quelle di Vittorio Bartali di Castelfiorentino, che nel 1959  si aggiudicò il campionato italiano dilettanti e nello stesso anno la vittoria in una classica a cronometro a coppie per dilettanti  con Romeo Venturelli e Livio Trapé; la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Roma del 1960 ottenuta nella prova in linea da Livio Trapè, il quale, nella stessa manifestazione, fece parte del quartetto italiano che si aggiudicò la medaglia d’oro nella prova a cronometro su strada.

I legami di Primo Volpi con Torrenieri (e con gli altri centri della Val d’Orcia come Castiglion d’Orcia, Comune che gli ha dato i natali e San Quirico d’Orcia dove ha vissuto) sono stati  intensi e non si sono mai allentati.

Così il 1° marzo 1975, in occasione dell’ultima tappa Torrenieri-Roma del Giro di Sardegna, Primo Volpi fu lo starter alla partenza (per la cronaca la tappa sarà vinta da Casalini ed il Giro da Merckx).

In seguito sarà più volte a Torrenieri per visitare le tombe dei suoceri e per salutare i familiari che al podere Cerretello conducono ancora l’azienda agraria, con annesso agriturismo.

Poi il 28 novembre 2006, l’epilogo con la sua morte e fu impressionante la partecipazione della stampa non solo sportiva, delle radio e delle televisioni che annunciarono al mondo degli appassionati delle due ruote la sua morte, dopo ben 49 anni che Primo Volpi aveva cessato di correre, lodandone la serietà professionale e le grandi capacità di scalatore e di passista.

Il saluto della Gazzetta nel giorno della morte di Primo Volpi http://www.gazzetta.it/Ciclismo/Primo_Piano/2006/11_Novembre/28/volpi.shtml

          Alberto Cappelli

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