Biancorossi un po’ speciali

Biancorossi un po’ speciali

A cura di DiegoDomizioRosati e Massimo”Pippo”Armini, il racconto a puntate delle tante persone (e anche alcuni strani personaggi) del mondo BiancoRosso.

Per leggere la storia del personaggio selezionare il nome. Fino ad oggi abbiamo pubblicato:

1- MASSIMO TACCIOLI

2- luna bolognesi

3- Matteo Bonsi

4- LETIZIA MARSILI E LUDOVICO BIANCIARDI

5- TONY SQUILLACE

6- MATTEO CANNONI

7- DAVIDE CORBELLI

8- ANNA MINUCCI

9- ANTON VOYAT

10- ROBERTO AMADDII (BRICIOLA)

11- MATTEO LARUCCIA

12- CESARE BRASINI

13- MARIKA GORELLI

14- DARIO NITTOLO

15- MARCO MAGNESCHI

16- DANIELE SALADINI

17- BRUNO GIORGI

18- CARLO SALARIS

19- ALESSANDRO “CASO” CASINI

20- MARIO CIACCI

21- TIBERIO MAZZANTINI

22- STEFANIA DAVITTI

23- BRANDO MARIOTTI BONUCCI

24- TOMMASO “TOMMY MAZE” MAZZETTI

25- MATILDE ALBERTIN

26- MARCELLA TONIOLI

27- VITTORIA BICHI RUSPOLI FORTEGUERRI

28- LUCIANO SCALDAFERRI

29- ANGELO BRACONI

30- CELESTE BRANDI E MARCO CRESCENZA

31- FRANCESCO PAOLO MALTESE

32- ALDO FASOTTI

33- FABRIZIO SALADINI


Massimo Taccioli

DAL PALLINAIO DI TORRENIERI ALLA SERIE A

Il protagonista della PRIMA puntata di “BIANCOROSSI UN PO’.. SPECIALI!!!” è Massimo Taccioli. Nato il 25 aprile del 1960, ha iniziato a lavorare giovanissimo alternando le sue prestazioni fra la Sipi Surgelati, il Consorzio Agrario, alcune imprese edili e Chiron/Novartis/GSK nel finale di carriera; è pensionato da gennaio del 2017 ed è attualmente impiegato a tempo indeterminato nel meraviglioso mondo che solo quel ruolo può rappresentare.. il nonno (full time durante l’estate, week end nel periodo scolastico). In ambito calcistico e con un filo diretto al BiancoRossoStadium, dove è sempre presente per le partite casalinghe della squadra di Prima categoria, gli archivi registrano una bella parentesi di Massimo come dirigente accompagnatore della squadra di calcio, negli anni ’80, quando allenava Beppe Scarpelli ed il presidente era Mario Bonsi. Il suo grande amore sportivo sono però le bocce, una passione fedele che lo avvolge a pieno fin da quando ha iniziato, nel lontano 1975, tesserato per la Società Torrenieri (presidente era Lileo Capitani e segretario Gianni Minucci). “Avevo 15 anni, iniziai al mitico “Pallinaio”, i due campi si trovavano dove oggi c’è la palestra AssoGym ed è qui che ho vinto la mia prima gara provinciale, in coppia con Ovilio Bellaccini detto Lillo”. Dal 1984 al 1997 invece ha giocato per la società “La Popolare” di Monteroni d’Arbia riuscendo a fare un salto di qualità importante conseguendo ben due passaggi di categoria, prima dalla “C” alla “B” e poi salendo addirittura in “A”. “Nel 1997 c’è stato per me un cambiamento deciso con il trasferimento in Umbria tra le fila della società “Città’ di Perugia”; insieme all’astro nascente nazionale delle bocce, il monteronese Luca Santucci, riuscii a vincere la mia prima gara regionale, a Torrita di Siena”. Per motivi personali nel 1998 Massimo torna tra le fila de “La Popolare” dove negli anni colleziona successi pesanti culminati con il titolo di campione regionale Categoria A, specialità coppia, insieme a Luciano Bardelli. Dal 2003 al 2008 la carriera del nostro protagonista si sposta ancora, viene tesserato per la bocciofila Chianciano Terme dove ottiene altrettanti risultati di rilievo sia a livello regionale che nazionale.

Nel 2009 il ritorno in terra umbra, alla società Sant’Erminio, dove ritrova Santucci e con il quale raggiunge obiettivi notevoli primeggiando addirittura in tre gare regionali. Nel 2011 un grande traguardo, estremamente gratificante: ”Una chiamata che mi ha riempito di orgoglio, una tappa indimenticabile con l’ingresso nella squadra iscritta al campionato Nazionale di serie B e che tra l’altro riuscì a classificarsi seconda assoluta”.

Nel 2012 ancora alla società “Città di Perugia” e dal 2014 è tesserato per la società “Sant’Angelo Montegrillo Perugia”: qui l’esperienza di Massimo e la forza di un gruppo di notevole spessore tecnico e qualitativo hanno permesso alla squadra di ottenere prima la promozione in serie A2, mantenuta tutt’oggi, sfiorando per ben due volte negli ultimi due anni la promozione in serie A1 con altrettanti secondi posti. Quest’anno gareggia nelle varie competizioni individuali e a coppie fra Toscana e Umbria alla ricerca di arricchire un palmares straordinario dove ci sono una quarantina di medaglie d’oro e numerosissimi piazzamenti sia livello regionale che nazionale. 

Ne ha fatta di strada, dal mitico Pallinaio di Torrenieri alla seria A, un percorso entusiasmante e pieno di soddisfazioni; determinazione, amore, costanza e passione verso il suo sport gli hanno permesso di farsi onore e divertirsi. Complimenti Massimo, Buon Vento!

DiegoDomizioRosati


Luna Bolognesi

CALCIO FEMMINILE: DALLA VALDORCIA ALLA NAZIONALE

La protagonista della SECONDA puntata di “BIANCOROSSI UN PO’…SPECIALI!!” é Luna Bolognesi, Stellina (o Nanetta) per gli amici. È nata il 20 agosto del 2008, ha frequentato asilo e elementari a Torrenieri ed ora è iscritta alla terza media a San Quirico. L’aspetto che vogliamo conoscere meglio della nostra giovane protagonista è quello sportivo, calcistico nello specifico (anche come logica conseguenza di un cognome che evoca giocatori locali molto noti), considerato che è una calciatrice che milita nell’Under 15 dell’Aquila Women Montevarchi ed è addirittura nell’orbita della Nazionale; non ricorda precisamente quando ha iniziato a giocare a calcio, in sostanza lo ha sempre fatto, non ha altri hobby e passioni, si dedica completamente alla pratica dello sport che la impegna per diversi giorni a settimana. Adora la musica trap/rap e durante i viaggi in pullman riesce a rilassarsi e riposarsi con le cuffie agli orecchi al ritmo brillante del genere musicale preferito. La carriera “pallonara” di Luna Bolognesi è iniziata nelle giovanili della Valdorcia, in una squadra mista dove era l’unica femmina; ha calcato il BiancoRossoStadium di Torrenieri dal 2013 al 2015 quando la struttura era a disposizione anche del sodalizio giovanile Valdorciano. Successivamente è approdata ad Arezzo e poi a Montevarchi dove quest’anno disputa il campionato femminile Under 15 in una stagione 2021/2022 che le sta regalando grandissime soddisfazioni. La squadra è seconda con 16 punti all’attivo, frutto di 5 vittorie, un pari ed un ko rimediato contro la corazzata Fiorentina che guida il torneo a punteggio; Luna sta facendo molto bene e nel suo ruolo di ala (destra o sinistra) ha contribuito in maniera pesante alle fortune del Montevarchi siglando la bellezza di 11 gol sui 36 complessivi della sua squadra, è il miglior cannoniere dell’Aquila Women e addirittura seconda in classifica marcatrici generale ad una sola lunghezza dalla vetta.

Ci preme narrare una situazione meritevole di attenzione: in coppia con una compagna, dopo un gol, ha ideato un’esultanza particolare dedicata ad una calciatrice della sua squadra assente per un infortunio pesante. Un diversivo spettacolare e simpatico come se ne vedono tanti sugli schermi e sui social che però ha riscosso successo e apprezzamento: a noi piace raccontarlo per evidenziare il lato nascosto di Luna, ragazza semplice che ad impatto potrebbe sembrare schiva e distaccata ma che sotto sotto nascondo una generosità notevole. Ed eccola ai nostri microfoni dove esordisce proprio con una battuta sul suo modo di essere e di apparire: “Buona dentro, molto meno fuori!” (in verità lei si è trattata un po’ peggio ma noi abbiamo smussato le angolature degli aggettivi). Il primo incontro con il calcio? “Ho iniziato a giocare più o meno a 5 anni, mi è sempre piaciuto ed è anche la mia passione, il mio amore sportivo “. Fra scuola e calcio l’impegno è elevato, ha pochissimo tempo libero ma volontà e determinazione le permettono di non sentire il peso dell’intensità in agenda: “Mi alleno tre volte a settimana ad Arezzo e una volta ogni 15 giorni a Grosseto con la federazione Italiana; quando riesci a fare le cose con passione non senti la fatica, per me è davvero una situazione gradevole che mi realizza e mi invoglia ogni giorno a fare di più”. Ecco l’ulteriore stimolo per Luna che dopo il buon lavoro svolto nei mesi precedenti è stata convocata in ottica NAZIONALE GIOVANILE con un gruppo di calciatrici che si incontrano ogni quindici giorni all’interno di un percorso annuale. Inevitabile chiederle se tanti sacrifici producano anche aspettative più grandi e sogni da inseguire: “Il sogno c’è, e anche questo è un incentivo ulteriore per lavorare con decisione e costanza; per ora penso a divertirmi e a giocare senza traguardi imminenti ma sognare non costa nulla”. E chissà se un giorno, quando avrà realizzato tutto ciò che spera e che le auguriamo, non la rivedremo al BancoRossoStadium indossando la gloriosa maglia della Niutim, la squadra femminile locale che da qualche anno è inattiva ma cha ha lasciato segni storici indelebili nei campionati Uisp della provincia. Grazie Luna, Buon Vento!!!!

DiegoDomizioRosati


Matteo Bonsi

MATTEO BONSI FRA CALCIO E MODA

La terza puntata della rubrica “BIANCOROSSI UN PO’…SPECIALI!!!!” parla di Matteo Bonsi, classe 1997. Fino a poche settimane fa lo vedevamo in campo al BiancoRossoStadium con i suoi compagni a difendere le sorti del Torrenieri, adesso ha chiuso con il calcio (salutando con un arrivederci, chissà…) per dedicarsi pienamente al suo lavoro nel mondo della moda e frequenta assiduamente Milano sfilando per i brand più importanti del settore. Prima di addentrarci nel percorso che lo ha portato fin qui, cerchiamo di conoscerlo meglio. Si definisce tranquillo, a volte anche troppo, generoso, altruista, solare e anche un po’ simpatico (“Posso comunque migliorare, sotto questo aspetto”); nella colonna dei difetti inserisce l’essere molto testardo, non accetta volentieri i consigli, è permaloso ed in campo anche “fumino”.

Gli amici di scuola a Siena, al liceo scientifico Sacro Cuore, lo chiamavano MAGIC, soprannome che tutt’oggi lo identifica con il gruppo con cui ha mantenuto ottimi rapporti. Le sue passioni sono il cinema (ammira Tarantino e gli attori del passato tipo James Dean, Jean Paul Belmondo, Marlon Brando, Paul Newman), il surf, l’arte contemporanea e gli impressionisti. In ambito calcistico ha compiuto un gran bel percorso militando prima nelle giovanili della Valdorcia, San Miniato e Siena fino agli Allievi nazionali; ha poi vinto il campionato Juniores Nazionale a Siena con mister Pelati quindi è approdato nei dilettanti, arrivando fino all’Eccellenza, indossando le casacche di Badesse, Figline Valdarno, Montalcino e Torrenieri. Ha vissuto e apprezzato le tante esperienze umane della vita di spogliatoio ed ha speso parole splendide per il Torrenieri, dove ha ritrovato anche i tanti amici storici: “Ho finalmente conosciuto da dentro la realtà calcistica del mio paese, in tanti me ne parlavano ed ora ho capito il perché di questa pubblicità disinteressata; persone fantastiche, semplici, presenti, un modo unico di fare calcio a questi livelli”. Arriva il momento di sapere come è cominciata l’avventura nel mondo della moda: “Tutto in maniera inaspettata.

Cinque anni fa mi trovavo a Firenze, frequentavo l’Università e c’era Pitti (l’evento top della moda italiana che ogni anno richiama in città gli addetti ai lavori e le più prestigiose firme della moda) e per curiosità andai a vedere da vicino di cosa si trattava. Durante il pranzo mi si avvicinò una persona, direttore di un’agenzia di moda locale, la quale mi disse senza troppi giri di parole che gli sembravo molto portato per questo settore. Senza impegno e senza pensare troppo al futuro raggiunsi il casting dove accettai di farmi scattare alcune foto e prendere le misure. In breve tempo firmai inaspettatamente il mio primo contratto”. Matteo sfila in diverse occasioni, è molto motivato e la situazione prende un’ulteriore piega positiva poco dopo, con una nuova e più ambiziosa proposta: “Un talent scout di Milano che ancora oggi è al top in ambito nazionale mi contattò e mi propose di andare ad un casting.” La scelta che deve affrontare è difficile perché il salto sarebbe notevole. Il giovane modello è affascinato dall’idea di andare a lavorare a Milano e accetta l’invito con molto entusiasmo: “Non volevo pormi limiti così dissi di si alla proposta di un contratto triennale”. Ma non sempre tutto fila liscio: “Purtroppo le cose non andarono bene, in quell’occasione, per errori miei causati più che altro dall’inesperienza; decisi pertanto di chiudere i rapporti ma il prezzo che ho pagato è stato notevole perché per oltre due anni non ho potuto lavorare in virtù di quel contratto che mi bloccava ogni alternativa”. Ci spiega che è normale incontrare ostacoli quando si muovono i primi passi in un ambiente nuovo e particolare dove la concorrenza è davvero spietata; ma poi è arrivato il riscatto con l’occasione che attualmente lo ha ricollocato in pianta stabile sulle passerelle e nei servizi specializzati: “Ho incontrato una persona che ha creduto in me, mi ha convinto a ripartire. E’ la direttrice della mia agenzia madre, Stella Models, che ha deciso di puntare su di me lavorando sia dal punto di vista fisico che sull’aspetto mentale: le devo veramente tanto, le sono riconoscente e la ringrazierò a lungo.

Ora ho agenzie di riferimento a Milano, ho collaborato con brand importanti e gratificanti e recentemente sono andato anche a Istanbul vivendo un’esperienza bellissima che mi ha permesso di migliorare curando piccoli dettagli”. Nel suo futuro Matteo cosa vede? “Ho molto entusiasmo e vorrei raggiungere alti livelli, sono cosciente che la concorrenza sia agguerrita ma essendo uno sportivo non mi spaventa mettermi in competizione; spero di rimanere più a lungo possibile in questo che identifico ormai come il mio mondo. Può succedere di dover smettere anche domani ma per il momento voglio godermi questo stato delle cose e sono pronto a giocarmi ogni carta a disposizione”. Un Grazie a Matteo per la disponibilità e un sincero grazie per quanto ha dato alla causa Biancorossa in questi anni. L’AP Torrenieri ti augura le migliori fortune, se tornerai a voler indossare la tua maglia, siamo al solito posto! Buon Vento!
DiegoDomizioRosati


Letizia Marsili e Ludovico Bianciardi

LA PROF. BIANCOROSSA DELLE BALENE E IL FIGLIO CALCIATORE

La quarta puntata della rubrica “BIANCOROSSI UN PO’…SPECIALI!!” inizia salutando Ludovico Bianciardi, calciatore in forza da anni al Torrenieri, ragazzo del quale si apprezzano le doti calcistiche ed umane. E’ un difensore con ottimo tempismo, capace di leggere bene la giocata e abile nel gioco aereo, ragazzo serio e molto educato, spiritoso, rispettoso e corretto. La protagonista odierna è sua mamma, personaggio illustre del mondo scientifico a livello mondiale che possiamo incontrare ogni domenica al BiancoRossoStadium (frequentemente anche in trasferta) e che è ritenuta uno dei massimi esperti a livello mondiale sull’ecotossicologia di delfini e balene, presente spesso in tv e sui media specializzati; ha scritto oltre 300 lavori scientifici, ha seguito oltre 150 tesi, fa tantissima comunicazione e formazione sia nelle scuole, che nelle piazze, che nei club e associazioni di qualunque genere. Letizia è Professore associato dell’Università degli Studi di Siena, vinse il concorso in Ateneo nel 2016 dopo tante esperienze, tanta gavetta fra precariato e contratti.

Il suo legame con TORRENIERI è veramente intenso, oltre al presente infatti ci sono storie più lontane nel tempo ma che per una serie di motivi si intrecciano con il nostro paese: nei primi anni di vita vive proprio qui in quanto suo babbo lavorava al Monte dei Paschi in via Romana; ricorda poi una sua presenza al Teatro, ospite per una conferenza come grande esperta in ambito marino. Più recentemente è balzata agli onori della cronaca come componente della “Famiglia senese senza dolore” ed ha avuto a che fare con un’altra torrenierese di nascita, Anna Maria Aloisi (figlia di Carmela, la signora che durante le partite al BiancoRossoStadium è costretta a tenere le finestre chiuse per rischio pallonate) che è stata la prima a studiare la “Sindrome Marsili”, unica al mondo, caratteristica della famiglia di Letizia perché i componenti hanno una bassa sensibilità al dolore.

Abbiamo parlato con lei di Torrenieri e del Torrenieri, del suo lavoro e di suo figlio Ludovico (anche se in questo senso riconosce di essere molto di parte): “Mi piace il mio nome, Letizia vuol dire felicità e gioia, credo mi impersoni molto; ho la fissa dei numeri e la numerologia. Sono una persona che ride molto, che apprezza quello che ha dalla vita, che ama vivere, che ama gli altri e odia i confini. Non mi piace chi mi parla con gli occhiali scuri, voglio vedere negli occhi i miei interlocutori perché gli occhi sono lo specchio dell’anima. Fra i miei pregi metto l’umanità, la capacità di dare e di esserci, ed anche di ascoltare, la non gelosia degli altri. Difetti ne ho tanti e legati anche ai pregi. Pretendo spesso dagli altri quello che farei io e quindi rimango delusa, sono bacchettona e pallosa ma allo stesso tempo poco autoritaria (tanto fumo e poco arrosto), mi infiammo velocemente, tanto velocemente mi spengo e quindi non ottengo quello che dovrei. E poi lavoro troppo e tolgo tempo agli affetti e alla vita privata anche se lo spazio per venire alle partite del Torrenieri riesco quasi sempre a trovarlo”.

Argomenta poi di Ludovico, prima il ragazzo e poi il calciatore: “Non è mai stato empatico, viene scoperto alla lunga. Già all’asilo era stimato e seguito dagli altri; fra i suoi difetti metterei il fatto che è molto polemico, dice di “no” ancor prima di sentire quello che si afferma. Ha difficoltà a mostrare le proprie emozioni, sembra arido ma non lo è affatto, è sempre disponibile. Poche chiacchere e molti fatti”. Riguardo al calcio ci ha raccontato le varie tappe, dove sfiora anche il mondo professionistico: “Agli inizi faceva l’attaccante poi è arretrato a centrocampo, quando era al Siena, e quindi il difensore nel Poggibonsi: è passato poi al Sansovino in Eccellenza, nel Sora in serie D (esperienza che poteva aprire strade superiori ma che di fatto lo spinse a guardare il calcio in maniera più semplice per situazioni deludenti e inattese, l’anno successivo lo cercò inutilmente il Latina), San Quirico in Prima, Badesse in Promozione, Mazzola, Montalcino e Torrenieri ancora in Prima. Nel 2012 ha vinto il premio come miglior calciatore del torneo alla Coppa Passalacqua nel 2012 (il principale torneo giovanile della provincia di Grosseto).

La Professoressa Marsili conclude parlando della gente e del legame con il nostro paese: “Quando vengo a Torrenieri è sempre un gran piacere. Tanti mi salutano, mi chiedono dei miei genitori e percepisco affetto. Credo che vogliano bene anche allo “scorbutico” Ludovico, e che lo stimino per la sua professionalità; ricordiamo con grande piacere lo striscione dei bambini di qualche anno fa quando fecero gli auguri a quello che al tempo era anche il loro maestro di scuola, a Torrenieri. Mi auguro sinceramente che anche quest’anno la squadra possa togliersi le soddisfazioni che merita, c’è tanta gente davvero bella che deve essere orgogliosa di una realtà come quella BiancoRossa. Forza Torrenieri”! Grazie Prof Letizia, un grande saluto.
DiegoDomizioRosati


Tony Squillace

TONY SQUILLACE: GIOCATORE E ALLENATORE DEL TORRENIERI, IN C2 CON IL CASTROVILLARI

E’ l’ex giocatore e allenatore del Torrenieri Tony Squillace il protagonista della quinta puntata della rubrica “BIANCOROSSI UN PO’.. SPECIALI!!”.
La storia che ci ha raccontato intreccia l’ambito calcistico con quello lavorativo, è ampia di dettagli e invita a leggerla per una serie di motivi interessanti e particolari. Nato in Calabria a Melito di Porto Salvo (RC) il 17 novembre 1975, ha vissuto l’infanzia tra Stignano (RC) e Roccella Jonica (RC) dove ha frequentato le scuole elementari, medie e superiori. L’ultimo anno delle scuole superiori l’ha trascorso però a Crotone dove giocava in serie D e dove ha conseguito il diploma di perito elettrotecnico. A 16 anni si ritrova titolare nel campionato di Eccellenza calabrese e viene convocato nella rappresentativa regionale partecipando al torneo delle regioni in Sardegna. Nella stagione 93/94 un grande salto, viene acquistato dal Castrovillari in serie D: in un girone di ferro a 20 squadre formato da 7 calabresi e 13 siciliane, tra le quali nobili decadute del calibro di Catania e Messina, la sua squadra è protagonista assoluta e ottiene la vittoria finale con la conseguente promozione in serie C2. Arriviamo al 1996 quando studia e gioca a Crotone, qui accade un evento fondamentale per la sua vita lavorativa: “Ho vinto il concorso come volontario del Genio Ferrovieri, situazione che mi consentirà poi di essere assunto in ferrovia e ad aprile mi trasferisco a Bologna dove trascorrerò 3 anni”. Il primo anno rimane praticamente inattivo ma nella stagione 1997/98 gioca nel Soverato (CZ), in 1° categoria calabrese e vince un altro campionato. La domanda è sorta spontanea: ma vivendo a Bologna, come riuscivi a giocare in Calabria? Con la playstation, dicci la verità Tony! “Non racconto frottole, vi spiego cosa succedeva. Il presidente, personaggio incredibile, di quelli sopra le righe, mi permetteva di tornare al sud tutte le domeniche…. IN AEREO FINO IN CALABRIA PER ANDARE A GIOCARE!” Fantastico!!!! Comunque l’anno successivo rinuncia a fare i salti mortali e rimane a giocare in Emilia nella Vignolese, campionato di Eccellenza, fino a quando termina il servizio militare ad aprile 1999 e torna nella sua terra natia militando in serie D nel Locri.
La svolta che porta Tony in Toscana, e che lo vedrà protagonista da lì in poi sui campi di calcio della nostra provincia, avviene nel novembre 2000 quando viene assunto da Trenitalia, lavora a Siena alla Direzione Passeggeri Regionale Toscana fino al 2019 quando passa in Direzione Tecnica a Firenze: “In realtà mi trovo sempre a giro per l’Italia e a volte anche all’estero, mi occupo delle verifiche tecniche di treni di nuova costruzione o in restyling presso i siti dei fornitori di Trenitalia quali ad esempio Hitachi (ex Ansaldo-Breda) nei cantieri di Pistoia/Napoli/Reggio Calabria/Bologna piuttosto che Alstom nel cantiere di Savigliano (CN), Pesa a Bydgoszcz in Polonia ed altri”. In campo tanto cuore, personalità, serietà (in allegato la tabella stile “Album Panini” che schematizza la sua gloriosa carriera calcistica).
E nella vita di tutti i giorni, come si definisce Tony? “Sono una persona iperattiva, amante delle cose pratiche e la buona compagnia; mi ritengo cordiale e sempre disponibile. Tra i difetti inserisco il fatto di essere un pò smemorato, spendaccione e mia moglie puntualizza che a volte sono troppo uggioso e serioso”. A Torrenieri abbiamo avuto tutti la possibilità di conoscere un grande uomo, uno sportivo di livello in tutti i ruoli ricoperti e sapere che uno come Tony ricambia l’affetto è davvero una perla per i colori Biancorossi: “A Torrenieri ho conosciuto e frequentato persone meravigliose, evito di fare nomi per non dimenticare nessuno. Pensare e ricordare Torrenieri per me equivale a dire casa, non è tanto per parlare ma perché questa è stata da subito la sensazione che ho provato. Mi sono sentito proprio a casa, per me Torrenieri significa famiglia, amicizia, rispetto, divertimento, allegria ma allo stesso tempo anche sacrificio, abnegazione, fatica, sudore perché Torrenieri ti avvolge e ti protegge proprio come fanno i genitori con i figli ed è per questo e per tanti altri motivi che detiene un posto speciale nel mio cuore. Un grande abbraccio e sempre forza Biancorossi”. Grazie per la disponibilità Tony, buon Vento!
DiegoDomizioRosati


Matteo Cannoni

LEOCORNO, ROBUR, TORRENIERI: AMORI E PASSIONI NELLA VITA DI MATTEO CANNONI E DEI GENITORI FABIO E LINA FAITICHER

Siamo giunti all’episodio numero SEI della rubrica “BIANCOROSSI UN PO’.. SPECIALI!!!!” che ci permetterà di conoscere meglio una famiglia che vive a Siena ma è molto legata a Torrenieri e al mondo bincorosso ovvero Matteo Cannoni, suo babbo Fabio e mamma Lina. Fabio Cannoni e Lina Faiticher sono senesi ma lei da bambina abitava a Torrenieri ed è la figlia di Emilietta Calamai Faiticher che ha sempre vissuto qui fino alla fine dei suoi giorni nel 2017. Vediamo molto spesso Matteo e i suoi genitori alle partite di calcio del Torrenieri, in casa e in trasferta, e questo dimostra come il legame con il nostro paese sia davvero profondo e come i nostri protagonisti tengano meravigliosamente vivo il filo che li lega al paese della Val d’Asso. “Ho trascorso un bel pezzo della mia infanzia a Torrenieri- esordisce Matteo- in special modo durante l’estate, nei fine settimana. Anche fino a poco tempo fa frequentavo spesso il paese per venire a trovare mia nonna che purtroppo è venuta a mancare di recente. Ma nonostante questo le occasioni per venire a Torrenieri non sono mai mancate e seguo con piacere e attaccamento le sorti della squadra di calcio”.
IL SOPRANNOME DI MATTEO- Indagando sui social ci è nata la curiosità per il suo soprannome (IL VATE) e la spiegazione è semplice: ”E’ nato per una goliardata fra amici, quando su Facebook andava di moda mettere una sorta di epiteto tra il nome e il cognome, era una cosa estemporanea ma poi non l’ho più modificato ed è rimasto così”.
IL PALIO E IL LEOCORNO- L’amore per la contrada è sconfinato, impensabile descriverlo facilmente ed in maniera sintetica:” Come per ogni senese-dice Matteo- il legame con la Contrada fa parte della vita quotidiana. Attualmente ricopro l’incarico di Presidente della Società Il Cavallino, mi occupo di coordinare e gestire l’attività sociale e ricreativa del bar, delle cene, degli eventi più o meno istituzionali ed ufficiali; in generale tutto quello che riguarda la Società, che è l’equivalente del circolo, intorno al quale ruota il presente della Contrada del Leocorno”. Anche Lina e Fabio sono del Leco, suo babbo è sempre stato molto attivo e attualmente si occupa della sede museale; lui ed altri pensionati riescono a tenere aperti quasi ogni giorno la Chiesa e l’attiguo Museo, sono una sorta di guida per i turisti e per i visitatori che si avvicinano per vedere i locali.
I FAITICHER A TORRENIERI- La mamma, ex pallavolista con trascorsi in serie C alla Donatella Marroni e in serie B alla Virtus e al CUS Siena, porta un cognome molto conosciuto a Torrenieri: nei locali che adesso sono della Misericordia e dove nel 1970 sorgeva la prima sede della SIPI (azienda di pesce surgelato), per tanti anni c’è stata la farmacia. “La famiglia Faiticher- ci dice Lina- è originaria di Montalcino, lì mio nonno Feliciano aveva una ferramenta-emporio, insieme ad un fratello, e una succursale a Torrenieri. Il nonno morì nei primi anni ’50 e la ferramenta rimase a mio babbo Franco che nel frattempo si era laureato in chimica e gestiva la farmacia di Vescovado di Murlo. Si sposò nel ’51 con Emilietta, originaria di Genova, e dopo qualche anno rilevò la farmacia di Torrenieri continuando anche a seguire la ferramenta con l’aiuto della mamma. Intanto nacque mio fratello Mario, che seguira’ le orme del babbo, e io stessa che nei primi anni ‘80 gestirò la ferramenta con Giuliana Bonucci. Babbo Franco muore nel 1978, la farmacia passerà a Mario che la terrà per una decina di anni mentre io rimarrò in ferramenta fino al 1985, anno della nascita di Matteo. A Torrenieri rimane mamma Emilietta che parteciperà attivamente alla vita del paese dedicandosi anche alla Misericordia. Per me e la mia famiglia non si è mai interrotto il forte legame con il paese, frequentato spesso per visitare mia mamma fino al 2017”.
CALCIO: IL SIENA E IL TORRENIERI- Matteo e i suoi genitori sono grandi amanti del calcio e del Siena (la Robur), sono presenti molto spesso alle partite anche nelle trasferte più lontane. Babbo Fabio ha il grande merito di essere uno dei fondatori del Club dei Fedelissimi, nato nel 1970, e si è dedicato per tanto tempo a fare le cronache delle partite per le radio locali sin quando il fenomeno era ancora circoscritto e i mezzi erano decisamente di fortuna. Matteo può vantare numeri da capogiro: una app dedicata dimostra che sono ben 811 (dato aggiornato alla data odierna) le gare del Siena in cui è stato presente mentre Fabio ha assistito a ben 432 gare consecutive di campionato nel periodo 1996-2008! A volte però tornano a respirare aria BiancoRossa: “Quando il calendario del Siena lo permette, una puntata a vedere il Torrenieri è d’obbligo, sia in casa che in trasferta. Credo che il calcio cosiddetto minore –conclude Matteo-sia ormai diventato una bella boccata d’ossigeno in un mondo, sportivo e non, in cui il tifoso e l’appassionato si trovano sempre di più a disagio. Abituati per tanti anni a partite ogni girno e a tutte le ore, prezzi sempre più alti, regole e normative ai limiti del ridicolo (per fortuna in Serie C tutto è più umano), frequentare i campi di paese è un toccasana che permette di respirare l’aria del calcio autentico, dove l’unico motore è la passione. Vedo con immenso piacere e con profonda ammirazione che il modo di vivere la squadra e per la squadra che c’è a Torrenieri rappresenta un paradigma per chi come me è legato a certi valori”.
Grazie Matteo, è stato veramente un piacere conoscervi meglio, un salutone a Lina e Fabio!
DiegoDomizioRosati


Davide Corbelli

L’ARTISTA

Signore e Signori, per l’episodio numero SETTE della rubrica “BIANCOROSSI UN PO’.. SPECIALI!!!! vi presentiamo un grande amico del popolo Torrenierese che fino a pochi anni fa era in campo con il BiancoRosso sulle spalle.
CHI E’ DAVIDE CORBELLI Classe 1977, monteronese, un ragazzo serio e molto generoso che riguardo ai suoi pregi aggiunge:” Sono una persona che ascolta gli altri, perlomeno ci provo, e che mi dedico anima e corpo alle cose che mi impegno a fare. Ho anche molti difetti ma strada facendo spero di migliorare”.
PASSIONI E LAVORO Fra le passioni mette il suo lavoro, Davide è titolare dell’azienda di grafica pubblicitaria Immagine Studio di Monteroni insieme ai fratelli e al babbo, e proprio con papà Lido ha iniziato a lavorare a 19 anni; oltre all’attività sportiva, che pratica quando possibile, l’altra passione, mista ad amore e sentimenti indescrivibili, è quella di giocare con i suoi cittini; Davide e la moglie Elisa hanno infatti tre figli Vasco, Brigida e Folco (“Nomi scelti insieme” afferma l’Artista).
IL SOPRANNOME Artista, uno di quei soprannomi che fanno dimenticare nome e cognome, tanto è noto e di uso comune, o che invitano a non chiederli neppure. Le origini: “Furono due amici di Monteroni (Mirko Nencioni e quello che è diventato poi un fotografo professionista, Carlo Vigni, autore tra l’altro in questo periodo della mostra al Santa Maria della Scala di Siena L’INDUSTRIA DELLA POLVERE, la nota Torre dei pomodori di Isola d’Arbia), notavano in me delle cose un po’ fuori dagli schemi come il modo di vestire, le situazioni che consideravo, il carattere; li facevo ridere per il mio atteggiamento e così coniarono il soprannome che è arrivato fino ad oggi”. In merito ecco il ricordo proprio di Carlo Vigni: “Si, era un po’ bizzarro. E’ un tipo di arte diversa da quella di babbo Lido ma sempre sorprendente”
IL CALCIO Davide ha giocato nei settori giovanili di Monteroni, San Miniato e Castellina in Chianti mentre in ambito dilettantistico ha indossato, in sequenza, le casacche di Castellina in Chianti, Monteroni, Rapolano, Tressa, La Sorba, Torrenieri, Valdarbia, Montalcino, Tressa per concludere la carriera proprio a Torrenieri. “Ho giocato fino a 42 anni terminando il mio percorso calcistico a Torrenieri, la società a cui mi sento di appartenere tuttora e dove ho vissuto i miei momenti più belli e divertenti a livello sportivo. E’ anche la società dove ho militato maggiormente infatti in maglia BiancoRossa ho militato per ben 8 campionati”.
LA FINE DEL CALCIO GIOCATO Conoscendolo bene ci è parso importante farci raccontare come sia riuscito a smettere, staccandosi di fatto da un mondo che lo ha visto coinvolto a 360° ogni giorno dell’anno, anche d’estate, fra pre-pararazioni e trattative di mercato al fianco di dirigenti, allenatori e società amiche. Ma l’esito e la risposta di Davide Corbelli ci ha sorpreso, come spesso lui riesce a fare nella vita di tutti i giorni dove fra goliardia, simpatia, fantasia e perfetto concetto dell’amicizia catalizza importanti rapporti umani: “Non è stato difficile smettere, probabilmente perchè mi ci ero preparato da anni. Avevo capito che lo stop era dietro l’angolo e pian piano ho metabolizzato il concetto fino ad un’uscita quasi indolore”.
L’ARTISTA A TORRENIERI Tante battaglie lo hanno visto protagonista, tanto lavoro dentro e fuori dal campo, tante energie regalate disinteressatamente alla causa BiancoRossa e questo che ci racconta è quanto ha ricevuto in cambio: “Torrenieri è come se fosse un luogo segreto, finché non ci entri non ci fai caso ma al momento che varchi quel portone magico ti resta per sempre nel cuore e crei un legame indistruttibile, a me ha fatto questo effetto. C’è una tradizione, una società, un attaccamento ai colori e ai propri giocatori che non ho trovato da altre parti. Persone generose, disponibili, umili, stupende con le quali ho costruito dei rapporti di vera amicizia. Se mi immagino adesso con la palla al piede che gioco a calcio, mi vedo sull’erbetta del BiancoRossoStadium con la scritta a caratteri cubitali Ap Torrenieri in tribuna; lo faccio con le Copa Mundial ai piedi, la maglia del Torrenieri addosso e vedo e sento quelle facce e quei sorrisi e incitamenti che ho avuto la fortuna di conoscere e che non dimenticherò mai; mi vengono i brividi tutte le volte che ci ripenso o che torno in quel luogo incantevole”.
LA MASSIMA FINALE Nel ringraziarlo per la chiacchierata e per la disponibilità, è l’Artista che riprende il timone e conclude con una massima: “Sono io che ringrazio tutti coloro che mi hanno dato la possibilità di vivere quel capitolo meraviglioso della mia vita. Adesso basta perché altrimenti potrebbe scendere anche qualche lacrima; sono sensazioni bellissime ma come diceva il grande saggio PierPaolo Bremino -OGNI FRUTTO VUOLE LA SUA STAGIONE- la bellissima storia è finita, con tanti sorrisi, ricordi e certezze. Torrenieri per sempre nel mio cuore!”
DiegoDomizioRosati


Anna Minucci

ANNA MINUCCI FRA IL GRANATA E IL BIANCOROSSO DI TORRENIERI E GIRAFFA

L’episodio numero OTTO della rubrica “BIANCOROSSI UN PO ‘SPECIALI” parla di ANNA MINUCCI, nota alle cronache paesane anche come ANNA DEL TITTIRI.
CHI E’ Anna è la ragazza che la domenica siede in tribuna e incita, e urla, e tifa, e canta, e trascina. Anna è una figura che non passa inosservata, che mette sempre anima e cuore nelle cose che fa ed anche sugli spalti del BiancoRossoStadium è sé stessa, focosa, appassionata, agguerrita, stimolante. “Sono una persona sincera, questo credo sia il mio pregio più
grande; parlando dei difetti, e sono comunque punti di vista, io dico sempre quello che penso, spesso anche prima di pensarlo”.
IL LAVORO, GLI HOBBY E LE PASSIONI Anna è impiegata presso l’Azienda USL Toscana Sud Est, si occupa di medici convenzionati ed in particolare della Medicina Pediatrica. Ha diversi hobby:” Mi piace cucire, ricamare, lavorare manualmente e di fantasia, avrei voluto essere un’artigiana, anche se il lavoro che faccio mi piace molto”. Ecco anche una perla di giovinezza, un piccolo trascorso con lo sport delle bocce: “Ho partecipato per due anni consecutivi ai campionati italiani, sinceramente non per capacità evidenti ma perché credo che facesse comodo mettere in campo una ragazza; ho giocato anche in coppia con Daniele Rappuoli e, ai campionati italiani, con Gianluigi Cardelli di Monteroni”.
L’INIZIO DELL’AMORE GRANATA “In tutto quello che faccio metto in campo il massimo ma la passione vera è una sola, il Toro; la passione in questo senso è intesa come forte emozione e grande sofferenza”. Alla
domanda su quando è sbocciato l’amore verso la squadra granata, ecco cosa ci racconta con sentimento e trasporto: “Non c’è una data d’inizio
perchè il Toro non si sceglie, è lui che sceglie te! Mi sono appassionata di calcio da piccola, quando la domenica mio babbo tornava da arbitrare e si
impadroniva dell’unica TV in bianco-grigio per guardare prima 90° minuto, poi la sintesi della partita di serie A e quindi domenica sprint su RAI 2; mi risparmiava la Domenica Sportiva perché mi spediva a letto. Ho capito che era meglio se me lo facevo piacere ma sinceramente non immaginavo che mi “prendesse male” così”.
IL PRIMO RICORDO DEL TORO “Purtroppo non è lo scudetto del 1976 ma l’amore per Van de Korput, olandese dai lunghi baffi e dal nome che offriva grandi spazi all’ironia; con il tempo, in una vita scandita dalla
quotidiana normalità (laurea, lavoro, famiglia) il Toro è sicuramente la mia malattia”.
LE PARTITE ALLO STADIO Per Anna non è mai stato facile vedere il Toro dagli spalti, anche in periodi pre pandemia, infatti la distanza geografica che la separa da Torino è enorme; negli anni di Università si è
comunque accomodata spesso in curva Maratona.“Molto più semplice è stato vederlo in trasferta, la prima partita a Firenze è stata nel 1981 a
soli 10 anni mentre il primo derby nel 1985. Di partite in Toscana ne ho perse poche, le trasferte in Emilia Romagna sono state le più frequentate perché mi appoggiavo dalle zie a Sasso Marconi. E poi Roma, Frosinone, Terni, Gualdo Tadino (“Perché il Toro ha fatto anche tanta serie B e io c’ero”). Naturalmente un lungo periodo di stop dalla nascita di Benedetta
fino al 10° compleanno di Diletta: loro vengono sempre prima, anche del Toro”.
I COLPI DI TESTA Abbiamo voluto sapere di qualche pazzia compiuta per la fede granata: “Quando hai 20 anni non senti la fatica, solo la voglia di cantare per 90 minuti. Il colpo di testa più grosso è stato quello di
portare le mie figlie al derby nel 2016, partenza alle 4 del mattino e ritorno in nottata; a 45 anni ho avuto bisogno di due giorni di ferie per riprendermi dalla fatica… e dalla doppietta di Higuain”.
LA VITA IN FAMIGLIA Nessun problema, gli equilibri si sono consolidati perfettamente e il milanista Tittiri riceve i complimenti dalla sua donna: “In casa la vita è semplice, Gianluca è un tifoso da divano, di carattere
pacato, difficile discutere con lui. Soprattutto è un uomo intelligente che ha capito di non doversi mettere in competizione con la mia passione”. E le figlie? “Benedetta è milanista per scelta, Diletta è milanista ma preferisce la pallavolo e il basket. La loro scelta non è mai stata un problema per me a parte durante un Milan-Torino… io in curva ospiti e loro in curva sud, la separazione al tornello è stata difficile”.
In famiglia Ciacci/Minucci c’è anche un altro mondo Bianco e Rosso oltre al Torrenieri, e qui si parla di Palio: “La Giraffa è la vera passione delle mie figlie, la loro identità. Non ricordo come sia nata, Benedetta aveva già la bandierina da turista nel 2004, da piccina, dopo la vittoria di Donosu Tou scosso, Diletta in realtà è cresciuta in Provenzano perché accompagnavamo sempre la sorella. Con Gianluca abbiamo fatto tanti
sacrifici per assecondare il sentimento delle ragazze e la contrada della Giraffa ha contraccambiato accogliendoci sempre a braccia aperte e regalandoci tante emozioni, sempre in perfetta tinta BiancoRossa”. Grazie Anna, un abbraccione!
DiegoDomizioRosati


Anton Voyat

LA STORIA DI ANTON: IN PALESTRA CON FORZA, DETERMINAZIONE E SERENITA’

Nella puntata numero NOVE della rubrica BIANCOROSSI UN PO’… SPECIALI raccontiamo la bella storia di Anton Voyat, ragazzo ucraino classe 1997 che vive da molti anni a San Quirico d’Orcia e che lavora nella biblioteca comunale del paese. Anton frequenta assiduamente la palestra AssoGym di Torrenieri ed ha un ottimo feeling con i compagni e con lo staff. Per cominciare l’intervista, condotta sul posto dalla preziosa Camilla Montigiani, abbiamo chiesto ad Anton proprio un parere sui tre istruttori dell’Assogym, gestita dall’A.S.D. Polisportiva Torrenieri da oltre 20 anni, ovvero Filippo, Matteo e Simone: “Sinceramente non mi aspettavo tanta disponibilità, trovo grande collaborazione già al mio arrivo nel parcheggio della palestra. Mi aiutano a scendere dalla macchina con la mia sedia a rotelle, questo sembra un gesto semplice ma per me è molto prezioso perché così mi sento autonomo e riesco a frequentare la palestra senza ostacoli di nessun tipo, traendo poi enormi benefici dall’attività sportiva”. Anton ha un programma personalizzato, il personale lo segue per lo svolgimento degli esercizi di una scheda che prevede allungamenti per le gambe e poi panca piana, trazioni alla sbarra ed esercizi a varie macchine per la parte superiore.

Gli istruttori parlano di Anton con ammirazione e affetto, ne apprezzano la caparbietà e la costante determinazione nel grande lavoro che svolge. Camilla, consigliere dell’A.S.D. Polisportiva Torrenieri e responsabile della palestra, ci dice di aver provato estremo piacere nel conoscerlo e di aver incontrato un ragazzo dotato di una forza, una serenità e un’energia davvero impressionanti; è rimasta molto colpita dalla brillantezza degli occhi nel parlare dei tanti argomenti oggetto della chiacchierata. Facendo un passo indietro, Anton, racconta che quando è arrivato all’Assogym si aspettava che fosse tutto più semplice; con il tempo però ha preso le misure e per lui oggi le cose sono molto diverse rispetto all’approccio iniziale: “E’ una fatica che mi piace sopportare, non la avverto. E’ una questione di testa, serve allenarla bene e così, anche se un esercizio è difficile e impegnativo, non sento la stanchezza e sono pronto a ripetere più volte gli esercizi proposti”.

Appena arrivato nella struttura di Torrenieri conosceva soltanto una persona ma ben presto sono nate diverse amicizie nella condivisione delle attività, degli spazi e del tempo trascorso insieme. Entrando in ambito personale ci dice che il suo film preferito è QUASI AMICI, ascolta prevalentemente musica rap russa e tifa Juventus con passione. La mamma lo chiama con il nomignolo di Antoncino mentre in palestra, in conseguenza delle sue grandi doti di forza fisica e mentale, è stato definito lo SQUALO UCRAINO. Anton con doti ammirevoli di gentilezza e educazione lancia un messaggio per coloro che vorrebbero praticare attività fisica ma non riescono a trovare tempo e voglia: “L’importante è provare e farlo con un’idea propositiva, con la giusta testa risulta tutto più facile. Io sono pigro ma vedendo i risultati positivi mi stimolo ogni giorno e ne sono molto felice”. Anton possiede anche una vena artistica, ha inventato infatti il marchio DISALITY applicato in magliette e felpe che realizza per gli amici: “L’idea è quella di far riflettere sulla disabilità guardandola in maniera positiva, senza mollare e senza piangersi addosso. Scherzandoci sopra ho voluto creare un marchio che si propone di dare la giusta carica a chi ne ha bisogno”.

Infine un monito che crediamo meriti attenzione, Anton articola concetti profondi che potrebbero servire a tante persone per valorizzare anche le cose semplici: “Penso che lamentarsi non aiuta mai e non risolve i problemi. Nella vita bisogna agire e basta: io sono in sedia a rotelle ma vedo che in giro ci sono situazioni peggiori, a me non manca niente perché guido la macchina, vado a giro, vado in discoteca e in palestra quindi va benissimo così”. Un pensiero va alla guerra che purtroppo la sua nazione sta vivendo: “Provo un po’ di fastidio a sentire le valutazioni di chi non conosce la realtà dei fatti, da dietro ad una tastiera è troppo facile giudicare, se non si conoscono le cose sarebbe meglio non commentare. I primi giorni ero molto provato, non riesco a spiegarlo facilmente. Se fossi stato nelle condizioni di farlo non avrei avuto dubbi e sarei partito. Se potrò aiutare qualcuno lo farò con il cuore”. Grazie infinite Anton, complimenti sinceri!
DiegoDomizioRosati


Roberto Amaddii (Briciola)

ROBERTO AMADDII (BRICIOLA), DA PIAN DELL’ASSO ALLA TUSCANY CROSSING

Siamo arrivati in doppia cifra con la rubrica BIANCOROSSI UN PO’.. SPECIALI!!, e la puntata numero DIECI racconta la storia di “BRICIOLA”, alias ROBERTO AMADDII. Roberto è nato a Torrenieri nel 1957, a Triboli di Mezzo, ha vissuto tra Pian dell’Asso e la Castellina in un mondo che oggi sembra preistoria dove non c’era l’energia elettrica e dove per giocare serviva inventarsi qualcosa di nuovo ogni volta, partendo dal niente. Ha frequentato le scuole elementari a Torrenieri raggiungendole rigorosamente a piedi, percorreva 2 km all’andata e 2 km al ritorno. Nonostante la distanza, ricorda felicemente quel periodo: “Finalmente potevo giocare con altri bambini”. Il primo giorno di scuola fu immediatamente battezzato BRICIOLA: “Complici due fette di pane con il prosciutto”, ci dice. All’età di dieci anni la sua famiglia si trasferì al Poggio: “Fu un anno di festa, il Torrenieri tornava a fare la squadra di calcio con i vari Migliorini, Leoni, Terzuoli e ricordo le interminabili partite al campo sportivo; ero costretto a portare sempre il pallone, altrimenti non mi avrebbero mai fatto giocare”. Di seguito il trasferimento a San Giovanni d’Asso, con suo grande dispiacere, ma i contatti con il paese natio continuarono: “Tornai a giocare a Torrenieri e feci la trafila dalle giovanili fino alla prima squadra”. Un ricordo indelebile riguarda la vittoria prestigiosa a Montalcino: “Facevo parte del gruppo che vinse la Coppa Fortezza. Erano i tempi dei derby genuini e affascinati ma c’era un problema enorme: gli undici titolari erano sempre i più bravi mentre le riserve entravano solo in caso di bisogno. A quel punto allora optai per gli amatori avendo così la possibilità di giocare; sinceramente ero un po’ scarpone ma riuscivo comunque a cavarmela e mi ritagliavo i miei spazi”. Nel 1981 Roberto si sposa con Paola e torna a vivere a Torrenieri. “Da allora in Biancorosso ho fatto di tutto, il giocatore, l’allenatore delle giovanili e degli amatori, il dirigente e pure il custode del campo sportivo”. Tra i ricordi calcistici del nostro protagonista c’è lo storico Torneo Asso: “Rimane il mio Mundial, ho giocato sei finali in undici anni con cinque vittorie: 2 con il Montisi, 2 con il San Giovanni d’Asso, 1 con il Torrenieri. Quella con tutti i ragazzi del posto, under 18 e amatori, rimane la più bella, uniti e determinati dall’inizio alla fine ed il tutto condito con un pizzico di sale (un po’ stregone lo sono sempre stato)”. Alla soglia dei 40 anni si trasferisce a Siena non riuscendo più a conciliare il calcio con gli impegni lavorativi; arriva di fatto la svolta sportiva e complice anche la vicinanza con il Campo Scuola di via Avignone, si dedica al podismo. Roberto si definisce un bastian contrario ed un sognatore mentre si imputa il fatto di dare troppa fiducia a tutti rimanendo talvolta inevitabilmente deluso: “Oppure sarà che sono io a deludere loro”. Il legame con Torrenieri è indissolubile ed ancora oggi, ogni lunedi mattina, il primo pensiero è vedere il risultato della squadra. “Pur non seguendo in prima persona, percepisco ancora nitidamente cosa rappresentano la passione e l’amore di un paese intero, l’attaccamento a quel BiancoRosso che è la magia di un paese e di un popolo; oggi che il calcio sembra smarrire i valori più importanti, questi resistono forti in me e quando salgo nella terrazza di famiglia della casa dove abitavo, mi capita di commuovermi nel vedere il glorioso BiancorossoStadium”. Ci racconta di aver lavorato per un bel periodo al Forno di Giano: “Quando hai trent’anni non senti la fatica; ero facilitato dal fatto di lavorare a cento metri da casa”. Con il trasferimento a Siena ha poi prestato servizio per oltre 20 anni nel settore plastica della Diesse.
Siamo infine entrati nei dettagli della sua grande passione. Il podismo lo coinvolge con entusiasmo ed i risultati personali sono molto gratificanti anche in considerazione dell’età anagrafica: “Credo che la corsa sia sempre stata nel mio DNA, alla base di tutto metto i valori di fatica, impegno e abnegazione; sono riuscito a portare a compimento 5 maratone con tempi sotto le tre ore ed ho un personal best di 2 ore e 52 minuti”. Roberto è costantemente ispirato dal motto IL LAVORO PAGA SEMPRE e questo suggerimento, arrivato per caso da una persona anziana tanto tempo fa, lo ha sempre motivato specialmente per controbattere con i fatti ad una famiglia che vedeva lo sport come una perdita di tempo. Da tanta passione è nata anche un’idea geniale infatti ha creato un evento diventato ormai cult per lo sport di riferimento e la “sua” Tuscany Crossing richiama ogni anno una schiera di atleti pronti e desiderosi di partecipare e portare a termine una gara davvero particolare, faticosa, estenuante, importante. Chiediamo a “Briciola” come nasce quella che oggi è una grandissima realtà del podismo, la gara organizzata dall’ASD SienaRunners, di cui è attualmente presidente, e che tra l’altro è in programma i prossimi 22 e 23 aprile: “Ho voluto portare la gente comune e gli amici che condividono la mia stessa passione, nei luoghi che amo e che rappresentano le mie origini; l’anima dell’evento è proprio il popolo della Valdorcia. Questo è il mio modo di unire la passione per il podismo e l’amore per il territorio dove sono nato. L’amore per lo sport e la condivisione di certi valori nascono dalla cultura e dal contesto in cui si vive, da qui si forma il carattere”. Bellissimo questo legame, solidissimo, con un pensiero al paese di origine che riaffiora in molti concetti affrontati: “Posso dire che Torrenieri con la sua comunità e con il calcio ha contribuito a formare persone speciali…chi passa da qui non lo scorderà mai…e io sono uno di questi”.
Grazie infinite Roberto!
DiegoDomizioRosati


Matteo Laruccia

MATTEO LARUCCIA AL SASSUOLO, POI L’UNIVERSITA’ E IL TORRENIERI

Prosegue l’attività editoriale della rubrica BIANCOROSSI UN PO’ SPECIALI. Dopo le prime settimane di pubblicazioni, il Direttore Massimo Armini ed il sottoscritto vogliono ringraziare sentitamente tutti coloro che ci seguono e mostrano apprezzamento per un’attività che fino ad oggi non avevamo mai proposto; i riscontri sono buoni, ne siamo felici e ringraziamo sia i protagonisti che i lettori, tutti molto coinvolti anche con domande e curiosità. Il numero UNDICI parla di Matteo Laruccia, attuale giocatore del Torrenieri con trascorsi in ambito giovanile professionistico nelle fila del Sassuolo. Matteo è nato a Modena il 13 gennaio del 1997 e si è trasferito a Siena nel 2017 per motivi di studio, frequenta il corso di laurea in Medicina e chirurgia presso il nostro Ateneo. La sua famiglia, babbo Nicola, mamma Maria e il fratello Francesco abitano a Modena ma la distanza non impedisce l’unità e la continua condivisione di esperienze e situazioni. Matteo ci parla del suo carattere, pregi e difetti: “Mi ritengo una persona seria, costante, che cerca di portare sempre a termine gli impegni presi. Dico sempre quello che penso, nel bene e nel male, e per questo a volte posso sembrare un po’ troppo diretto”. Altre attività ed hobby sono difficili da praticare, al momento, in quanto gli impegni tra l’università e il calcio gli impediscono di trovare spazio per altro. Ecco la sua storia calcistica: “Ho cominciato a giocare a calcio all’età di 7 anni nella squadra Modena est come terzino sinistro poi a seguito della fusione fra due polisportive (Modena est e Sirenella) ho continuato a giocare per qualche anno nella nuova Modenese, ricoprendo diversi ruoli tra cui il libero, il terzino, l’esterno alto e punta centrale”. Poi arriva una svolta importante: “All’età di 13 anni il Sassuolo mi ha convocato per un provino, andato poi a buon fine. Ho cominciato come esterno alto per poi ricoprire il ruolo definitivo di terzino. È stata un’esperienza che mi ha fatto crescere caratterialmente, fisicamente e tecnicamente anche grazie ad alcune figure della società tra cui Mauro Mayer e Rubens Pasino. Giocare a Sassuolo mi ha anche permesso di vedere da vicino i giocatori della prima squadra, di capire la loro mentalità ed apprezzare il ritmo di un calcio di alto livello molto diverso da quello che avevo vissuto fino a quel momento. Dopo un anno nella Primavera sono stato girato in prestito alla Virtus Castelfranco, dove ho trovato un gruppo di amici oltre che compagni di squadra, e lo stesso vale anche per tutta la società nel suo insieme”.
Matteo dopo le scuole superiori decide di sostenere il test di ingresso a Medicina, all’Università, e dopo l’esito positivo con il conseguente ingresso al corso di studio, si trasferisce a Siena cercando anche nuovi spiragli calcistici in Toscana. Prima ha un contatto con il Badesse in Eccellenza e nell’arco dello stesso anno, il 2018, comincia il dialogo con il Torrenieri che apre così la strada per vestire la casacca BiancoRossa:. “Sono stato accolto in maniera splendida dai dirigenti, da mister Magneschi e da tutti i ragazzi della squadra”. Nonostante una breve parentesi all’Asta Taverne, Laruccia gioca ancora oggi in Val d’Asso ed è uno dei baluardi difensivi della formazione di Giacomo Ciacci, che ci dice: “E’ un giocatore molto forte, un mancino che fa del fisico e del tempismo le sue armi migliori; riesce benissimo a rimanere concentrato, è un cardine per la nostra difesa”. Come valuta Matteo l’esperienza generale e attuale a Torrenieri? “Siamo un gruppo di amici, dirigenti inclusi, per la comune passione del calcio impieghiamo tempo, cuore ed energie. Qualunque possa essere il risultato di giornata, ogni domenica trascorre in famiglia, con una solida forza del gruppo che anche a cospetto di alcune inevitabili incomprensioni riesce a rimanere coeso virando sempre nella stessa direzione. Ci divertiamo ad ogni singolo allenamento, anche con i vari membri dello staff.” In proposito non poteva mancare qualche considerazione del DS Bonucci:” Laruccia si caratterizza, oltre che per le sue doti in campo e per la serietà sempre dimostrate, anche per la particolarità di uscire sempre per ultimo, dopo l’allenamento; non c’è proprio niente da fare, se c’è la cena settimanale, lui arriva a tavola quando gli altri sono ormai al secondo”. I sogni di Matteo rimangono un mistero, è piuttosto scaramantico pertanto preferisce non rivelare ciò che si aspetta dal suo futuro; per adesso punta a concludere il percorso universitario per vedere dove lo porterà la sua professione. Buon Vento Matteo, grazie!
DiegoDomizioRosati


Cesare Brasini

CESARINO FRA MUSICA, FAMIGLIA, MACCHINE D’EPOCA. E NELLE GIOVANILI DEL TORRENIERI ERA TUTTO UN GIOCARE MA NON A PALLONE…

Siamo al NUMERO DODICI della rubrica BIANCOROSSI UN PO’… SPECIALI!!
In questa occasione parliamo di Cesare Brasini, Cesarino per tutti, nato in una piovosa giornata del 5 dicembre 1983 alle 4 di mattina, da babbo Torrenieriese e mamma di San Quirico. Ha frequentato l’asilo e le elementari a Torrenieri, le medie a San Quirico; poi le superiori a Siena, al Sarrocchi, dove si è diplomato geometra con 60/100, nell’anno 2004: “E due bocciature che mi sono servite per acquisire la giusta esperienza”. Poi il salto nel mondo del lavoro dove ha fatto il postino, l’assistente per le stufe a pellet, il cassiere, il cameriere, ha lavorato in un campo da golf. Ora si è stabilizzato in ambito edile mettendo a frutto gli sforzi degli studi ed è impegnato come muratore/geometra/capo cantiere. Quali sono le tue qualità? “Sono una persona molto attenta ai particolari; inoltre ho il pregio di saper suonare il pianoforte”. E fra i tuoi difetti, cosa metti? “Il fatto di saper suonare soltanto il pianoforte! E poi che non sono in grado di riconoscerli, i miei difetti”. Partenza sprint per lui, l’interesse cresce domanda dopo domanda. Una delle grandi passioni di Cesare è la musica, fa parte del gruppo The Shakers del quale ci racconta spunti, curiosità e dettagli interessanti: “La band è attiva dai primi anni 2000; nacque da un’idea mia e di Costantino Disalvia, che ha suonato come bassista con noi per molti anni e tutt’ora ci dà una mano in caso di bisogno, ed è arrivata fino ad oggi senza sciogliersi mai”. Nel tempo i componenti sono cambiati e da oltre 10 anni il gruppo è composto da Giovanni Miatto al basso, Federico Buffi alla batteria, Leonardo Pasqui alla chitarra e Cesare Brasini al pianoforte e voce. Come nasce il nome del gruppo? “Shake significa SCUOTERE, è correlato al genere musicale della band che è il rock and roll; roba che fa ballare, quando ascolti i The Shakers ti devi scuotere e farti trasportare dal sound”. C’è anche una particolarità importante che si ripete da sempre, prima di ogni concerto: “Facciamo 61 flessioni, tutti quanti! E’ un rito scaramantico per la serata ma che ci serve anche per tenerci in forma”. L’altra grande passione di Cesarino è quella per le macchine d’epoca: “Sinceramente non ricordo come è nata ma è viva in me da tempo ed è molto forte; la prima fu un Maggiolino che mi comprò mio babbo, dopo presi un‘Opel Rekord del 1966. Adesso ho una Chevrolet Bel Air del 1957 e una Mustang del 1966 convertibile”. Un salto indietro ci riporta ai ricordi calcistici del giovane Brasini, tesserato per le giovanili dell’A.P. Torrenieri. I suoi trascorsi, dice, non sono stati memorabili e ci fornisce la sua stravagante ed appassionante versione: “Non ho grandi ricordi perché io quando giocavo a pallone, non giocavo a pallone. Era tutto un giocare ma non a pallone; mi divertivo a smuovere e rivoltare la terra, era più spassoso sedere in panchina che andare in campo. Una volta mi intervistarono, non ricordo chi, chiedendomi quale fosse il mio ruolo preferito e io risposi: IL GUARDALINEE! Perché? Perché secondo me aveva la divisa più ganza, era una figura autoritaria, mi piaceva qual ruolo!”. Oggi Cesare è un babbo innamorato della sua bambina e della sua famiglia, è un uomo diverso che ha cambiato la visione della vita: “Linda è spettacolare ogni giorno di più, è sempre più forte. Una bella botta di vita per me e Marta e per tutti i nonni, ha dato grande brio a ognuno di noi. Pensate che il Bao (suo babbo ndr) ha iniziato a fare le vocine, non credevamo ne fosse capace, nessuno lo aveva mai sentito né con me né con mio fratello. Finora aveva soltanto fatto PI-PI-PI per i richiami a caccia, ma nient’altro”. Fra prima e dopo l’arrivo della piccina è cambiato il suo modo di vedere le cose e di dare la giusta importanza ad una realtà rispetto che ad altre: “Anni fa pensavo di più al gruppo musicale, non avevo comunque una visione lunghissima della mia vita. Mano a mano che il tempo passa cerchi però di guardare sempre più lontano e ora, con la famiglia che si è creata, le priorità sono diverse. Ho sempre sognato di avere una famiglia, ora c’è più attenzione al futuro, prima era ovviamente soprattutto divertimento. Il mio sogno è di poterla allargare ulteriormente, l’obiettivo è la tranquillità generale, con la salute alla base della normalità quotidiana; senza mollare ovviamente i miei meravigliosi diversivi musicali e le macchine”.
Grazie Cesare, un abbraccio grande!
DiegoDomizioRosati


Marika Gorelli

MARIKA, LA MOJORETTE DI ASCIANO, TRASLOCA A TORRENIERI E SI METTE IN POSA CON IL Biancorosso!

Vi presentiamo la storia di Marika Gorelli, la moglie di Valentino Biancucci per capirci. E’ lei la protagonista della puntata numero 13 della rubrica BIANCOROSSI UN PO’.. Speciali! Marika dal 1988 al 2012 ha vissuto ad Asciano per poi trasferirsi a Torrenieri dopo l’incontro con “Vale”; da piccola, per alcuni anni, si era spostata a Montalcino in seguito al lavoro del babbo (vigile ecologico) e vi ha frequentato l’asilo. Elementari e medie ad Asciano e poi il liceo linguistico Monna Agnese a Siena, con le idee molto chiare avendola già scelta in prima media. Marika conobbe Valentino alla festa della Misericordia a Torrenieri, nel 2006: lei volontaria alla Misericordia di Asciano e lui a quella di Torrenieri. Dopo l’acquisto della loro casa, il 1° gennaio 2012 Marika diventa ufficialmente cittadina di Torrenieri. “Non è stato facile il trasferimento, tutt’altro. Ad Asciano ero impegnatissima in tante situazioni paesane con la contrada, la misericordia, la protezione civile, la banda e la sinistra giovanile. Ritrovarmi in un paese dove non conoscevo nessuno e dove giocavo un ruolo da semplice spettatrice è stato abbastanza traumatico, per me il paese va vissuto, non ci devi solo dormire. Inoltre, senza generalizzare, ho percepito che la mentalità delle persone fosse piuttosto chiusa. Ricordo con piacere però una delle prime cene, con Valentino ad una festa degli amatori BiancoRossi: ero seduta davanti ad una signora e le stavo raccontando del fatto che ancora non conoscessi nessuno. Lei senza pensarci due volte mi tese la mano e mi disse PIACERE, SONO VIVIANA, LA MAMMA DI ANDREA. ORA CONOSCI ME! Poi tutto è cambiato con l’arrivo di Mattia”. Abbiamo parlato poi dei suoi pregi e dei difetti: “Solitamente vado d’accordo con tutti, parlo con chiunque e non mi arrabbio quasi mai. Mi ritengo una persona altruista, paziente, disponibile e affabile. I difetti ci sono e, su suggerimento di Valentino, direi disordinata, testona e dormigliona”. Molto bella una situazione che ci piace sottolineare, dopo averle chiesto quali fossero i suoi hobby e le passioni: “Da un po’ di tempo non ho più hobby mentre in passato collezionavo peluche e francobolli: i primi, dopo la nascita di Mattia, sono andati in una struttura che accoglie bambini meno fortunati dei miei, i secondi sono rimasti tutti a Asciano”. E continua: “Mi piace molto viaggiare, andrei ovunque, anche nel paesello accanto pur di vedere posti nuovi. Sono molto curiosa, mi piace conoscere le cose diverse dalle mie, tipo le culture, la cucina, i modi di fare ed i modi di dire. Sono convinta che la curiosità spinga l’uomo verso la conoscenza”. Le abbiamo poi chiesto del lavoro, delle sue esperienze a proposito: “Per fare un po’ di pratica con le lingue, ogni estate, a cominciare dal 1998, lavoravo nell’ufficio turistico di Asciano: sorvoliamo sulla gratificazione economica che ne conseguiva. Nel 2002, quando decisi di interrompere gli studi universitari, mio babbo mi mandò a lavorare nella mensa scolastica della scuola di Arbia, con la speranza di dissuadere le mie convinzioni e farmi riprendere gli studi. Nel 2003 ho lavorato come receptionist nell’agriturismo Montecerconi di Torre a Castello, nel 2004 sempre come receptionist a Casabianca e nel 2005 sono stata assunta alla Chiron, l’attuale GSK. Non sono più tornata all’università”. Ed ora conosceremo la storia della Marika/majorette: “Nel 1989, a 7 anni, sono entrata nel gruppo delle majorette della filarmonica Giuseppe Verdi di Asciano. Eravamo 32 ed io ero la più piccola. Pian piano sono diventata capo majorette, poi mazziera, capo mazziera ed infine maestra. Ho sfilato per 21 anni fino al 2010. Abbiamo fatto raduni e sfilate un po’ ovunque tipo a Mirabilandia, a Sorrento, a Magione, a Trieste. Durante i raduni ci univamo alle altre majorette e facevamo gli spettacoli insieme, ognuna di noi con il proprio strumento. C’era chi aveva i pompon, chi una bandiera e noi avevamo due mazze di ferro (io ce l’ho ancora!)”. Come vedresti Valentino in una banda? “Lo vedrei bene nel ruolo di maestro della filarmonica: a lui piace avere tutto sotto controllo”. Il rapporto con l’A.S.D. Polisportiva Torrenieri inizia nel 2014 quando ha ricoperto il ruolo di segretaria della NiuTim, la squadra di calcio femminile BiancoRossa; prima dell’avvento pandemico ha frequentato la palestra Assogym nei corsi di Zumba e Yoga organizzati ed è stata protagonista anche al Pallinaio in occasione di alcuni servizi estivi. La vita familiare in casa Gorelli/Biancucci come si svolge? “È una corsa continua fra pulizie, panni, pranzi, cene, figli e marito; non c’è mai un minuto di tranquillità però va benissimo così, non sono fatta per stare sola o con le mani in mano.” Marika conclude raccontando una storia divertente riguardo il primo approccio con Valentino:” Era il 2006, me lo hanno presentato come il Pompiere di Torrenieri. Ricordo che io mi presentai con un bel sorriso mentre lui mi trattò con molta sufficienza facendomi una pessima impressione. Aveva l’aria del SONO BRAVO SOLO IO, SONO FIGO SOLO IO, GUARDATE SOLO ME. E poi aveva i capelli sparati alla Dragon Ball. Poco tempo dopo lo trovai a ballare in discoteca, dove addirittura non mi riconobbe o comunque fece finta. Andai di proposito a salutarlo e lui se ne uscì con un CI CONOSCIAMO? Mi fece così arrabbiare che iniziai a dire il peggio possibile di questo individuo piuttosto discutibile. Poi ci ritrovammo ad una cena tra misericordie: io ero rimasta letteralmente a piedi e chi c’era accanto a me con la macchina già in moto? È proprio vero che chi disprezza compra: sono passati ormai 15 anni dal giorno dell’acquisto!”
Grazie Grazie Marika, collaborativa e molto divertente!
DiegoDomizioRosati


Dario Nittolo

LA ROCCIA DELLE CHIANE CHE CORRE FORTE DOPO LE BATTAGLIE NEGLI AMATORI DEL TORRENIERI

Riprende l’appuntamento con la rubrica BIANCOROSSI UN PO’ SPECIALI ed il protagonista della puntata numero 14 è Dario Nittolo, classe 1985, il marito di Camilla Montigiani (avvocato e nipote di Francesco Saletti, mitico ex macellaio Coop) e babbo del piccolo Lorenzo, così per capirci e per definire anche i dettagli familiari. Nato a Foiano della Chiana e trasferitosi a 4 anni a Rigomagno, frequenta materna, elementari, medie a Sinalunga poi il salto al Sarrocchi a Siena. Si è quindi laureato in Chimica all’Università di Siena ed è stato assunto al Monte dei Paschi nel 2009. Il lavoro in banca è nato un po’ per caso, tramite il concorso che offriva il miraggio del fatidico “posto fisso”: l’esito positivo lo ha visto impiegato a Sorrento, Roma, Firenze, Montepulciano Stazione e Montepulciano paese; attualmente è a Monte San Savino. CARATTERE, PREGI, DIFETTI “Il pregio che mi riconosco è la tenacia, non mi arrendo facilmente in nessuna circostanza. Il difetto è invece riferito alla mia impulsività, e tendo poi a fidarmi troppo delle persone”. HOBBY “Attualmente la corsa, non c’è tempo per fare altro e non è poco se riesco a coltivare questo. Faccio anche un po’ di palestra (calisthenics)”. PASSIONI “La tecnologia, da sempre”. ATTORI PREFERITI “Di Caprio, Christopher Olsen, Matthew McConaughey”. GENERE MUSICALE “Ascolto un po’ di tutto, Green Day, Queen, Linkin Park e musica italiana”. La parola poi è passata alla sua compagna: “Dario ha un bel caratterino, è molto competitivo, determinato, testardo ed ha poca pazienza. Lui programma sempre tutto, é un perfezionista, anche nel cucinare, dove è bravissimo. Pianifica ogni cosa con il massimo impegno e dà sempre il 100%, in tutto, dal lavoro alle gare. E quando a volte i risultati che si è prefissato non arrivano…aiuto, apriti cielo spalancati terra!!! Nonostante possa sembrare un pò scontroso al primo impatto, adora stare in compagnia e organizzare cene; è una persona dal cuore molto grande, uno di quelli che si fa in quattro per gli amici e su cui si può fare affidamento”. ATTIVITA’ CALCISTICA Ha iniziato a giocare a Sinalunga, prima come attaccante “Con pessimi risultati” poi come terzino “Perché dotato di grande corsa”. Quindi il centrale, era ostico da superare e garantiva compattezza al reparto arretrato. A 17 anni l’incidente che lo ha bloccato, una ferita alla testa importante dopo la quale è subentrata la paura nel saltare per prendere il pallone: “Il declino calcistico è stato rapido”. Ma non molla e riparte dalla Seconda categoria: “Sono andato a Trequanda giocando poco, ci ho messo anche del mio per non riscuotere tanta fiducia, e quindi il passaggio negli amatori a Rigomagno. Lì ho vinto diversi campionati tra cui quello storico di Eccellenza Uisp con la finalissima all’Artemio Franchi di Siena”. Poi due anni a Sinalunga e quindi a Torrenieri, dove gli viene affibbiato il soprannome di Roccia, per la sua grande tenacia e forza mentale e fisica, e dove decide di chiudere: “Il calcio è traumatico, il fisico ad un certo punto non regge più”. Dopo il pallone si dedica al podismo, lascia il calcio e inizia a correre; comincia a porsi dei traguardi da inseguire e con la solita passione coltiva questa nuova avventura. Riesce a portare a termine ben 2 maratone, tante mezze maratone tra cui l’ultima a Terni con un grande risultato per le sue caratteristiche, in un’ora e 30 minuti segnando un passo di 4,16/4,17 al chilometro. Ed ora la meta dei 100 metri, un’incredibile inversione a U che lo sta proiettando dalla resistenza massima alla velocità estrema… roba per pochi, sinceramente! LA VITA PRIVATA L’incontro con Camilla che in seguito lo porterà a Torrenieri si consuma allo storico locale La Vispa Teresa: “Il primo passo l’ho fatto io, come da tradizione, andando a conoscerla”. “E’ vero -dice lei- si è fatto avanti lui, era il 2006. Rompeva le scatole in maniera importante (come faceva da difensore alle costole degli attaccanti avversari, aggiungiamo noi) e mi chiese il numero di telefono che comunque non mi sentii di dargli. Per togliersi di torno mi obbligò però a memorizzare il suo: esasperata e sfinita gli detti retta. Per caso, forse per il destino, non lo cancellai dalla rubrica: insomma, il primo passo lo fece lui ma quello decisivo io. Stiamo insieme da marzo 2008 e ci siamo sposati nel 2016 venendo ad abitare a Torrenieri”. Con quali armi Dario conquistò la sua dama? “Oltre l’aspetto fisico, naturalmente, mi ha colpito la forte personalità, la caparbietà, la tenacia, la determinazione. L’essere una roccia, come lo chiamate voi, a volte duro e testardo ma solido e stabile: per me è un insostituibile punto di riferimento”. Dario si trova benissimo a Torrenieri, e molto positiva è stata anche l’esperienza nella squadra amatori; un piccolo difetto non riesce a nasconderlo, il problema logistico legato alla distanza dai diversi punti di collegamento lo esterna con sincerità. Poi la storia della loro famiglia subisce un meraviglioso sussulto, bellissimo, tanto atteso: “Il 18 marzo 2020, in piena pandemia, nasce Lorenzo. Il motore di tutto e di tutte le scelte familiari” dice Dario. SOGNI “Riguardo lo sport spero, un giorno, di fare un Ironman (gara devastante che prevede 3,860 km a nuoto, 180,260 km in bici e 42,195 km di corsa) ma servirebbe divorziare per raggiungere ciò, considerando l’infinità di tempo indispensabile per allenarsi. Nella vita familiare mi auguro semplicemente che fili tutto liscio, riuscendo a dare un bell’avvenire a Lorenzo”.
GRAZIE DARIO E GRAZIE CAMILLA, BUON VENTO RAGA!
DiegoDomizioRosati


Marco Magneschi

L’ALLENATORE DELLA PROMOZIONE IN PRIMA
MARCO E L’ATLETICA

Ha frequentato elementari e medie a Monteroni dopodichè ha conseguito il diploma di ragioniere programmatore a Siena, al Bandini. Ci dice che è molto più attento a vedere i suoi difetti piuttosto che i pregi e si giudica comunque troppo impulsivo. Oggi, dopo che ha chiuso l’attività di allenatore conseguente a quella di calciatore, va a cavallo, disputa qualche partita a calcetto e ultimamente un po’ di tennis, ma più di tutto si gode la famiglia. Nella sua vita sportiva il calcio ha rappresentato quasi tutto anche se per un breve periodo ha praticato l’atletica e ricordandoci dello scatto imprendibile di cui era dotato, è stato facile immaginare che la disciplina che lo vedeva impegnato era la velocità, i 100 metri piani per la precisione: “Ad un certo punto ho dovuto scegliere -dice Marco- l’atletica è bellissima ma il calcio lo è ancora di più perchè ha tanti più ingredienti come le capacità atletiche, tecniche, tattiche, il gruppo, la fantasia”. MARCO E IL CALCIO Esordisce affermando che il calcio è stato e probabilmente sarà una parte importante della sua vita anche se adesso adora prevalentemente stare con la famiglia. “Ho effettuato tutto il percorso nel settore giovanile del Monteroni da 9 anni in su con allenatori storici, mitici quali Sandro Piccinelli, Falchetto Poggialini, Nanni Branconi, Cudicini Mariotti. Quindi sono entrato in prima squadra, con Fiorini, in Prima categoria.” Poi il salto importante in una squadra ambiziosa che in pochi anni lancia Marco a grandi livelli e gli permette di raggiungere l’apice della sua carriera: “Mi sono trasferito a Castel del Piano con mister Romano Franchi, abbiamo vinto tre campionati di fila salendo dalla Seconda categoria fino all’Eccellenza”. Nell’anno della vittoria del campionato di Promozione, Marco risultò anche capocannoniere consacrandosi meritatamente nelle sfere altissime del calcio dilettantistico regionale. Per motivi di lavoro rientra poi a Monteroni in Seconda arricchendo il palmares con un’altra vittoria e la promozione in Prima. “Lasciai Monteroni per andare a Rapolano, lì sono rimasto oltre 10 anni lavorando con tante brave persone e passando anche dal ruolo di giocatore a fare la mia prima esperienza da allenatore, per un paio anni entrambi i ruoli”.
Anche nel paese termale Marco mise la firma in una promozione salendo con i rossoblu in Prima categoria. MARCO E TORRENIERI. “La mia prima esperienza a Torrenieri si materializzò grazie al Diesse Silvio Bini, furono quattro anni entusiasmanti durante i quali ebbi a che fare con un gruppo di ragazzi meravigliosi e con una società che sapeva coinvolgerti nella sua realtà unica. Il furore agonistico e il campo erano la nostra forza, abbiamo raggiunto in tre occasioni i play off e sinceramente mi sono proprio divertito mettendo a referto anche qualche spezzone da giocatore”. Poi le strade con i BiancoRossi si dividono: “Insieme a Silvio Bini, con il quale si era creato un bel rapporto e una perfetta sintonia, siamo approdati alla Valdarbia e abbiamo raggiunto la finale play off per due volte, sfiorando la promozione. Quindi, dopo la parentesi sfortunata a Montalcino, ecco il mio ritorno a Torrenieri”. La seconda volta in riva all’Asso rappresenterà la storia ed un momento indimenticabile per il popolo BiancoRosso che per la prima volta assaporerà il gusto della Prima categoria: “Il Direttore Andrea Bandella Bonucci mi chiamò a guidare una squadra ben costruita e che aveva solide basi grazie al mio predecessore Tony Squillace; riuscimmo a salire subito in Prima categoria e negli anni seguenti il Torrenieri ha sempre ben figurato. Sono stati anni molto intensi e coinvolgenti durante i quali sono riuscito anche a godermi Torrenieri con tutti i suoi dirigenti ed i tifosi. L’anno della promozione non si può dimenticare, è stata proprio una gran bella cavalcata culminata con la partita casalinga contro l’Orbetello, secondo in classifica: una cornice di pubblico, un entusiasmo, una coreografia che rimarranno per sempre stampati, indimenticabili, nella mente di tante persone”. E quale è stata la differenza fra giocare e allenare? “Essere giocatore mi completava molto di più che fare l’allenatore. Il giocatore è padrone della sua prestazione, lavorando duro”. Fra i pregi di Marco Magneschi ci permettiamo di aggiungere la modestia ed anche nella parte finale dei ricordi emerge questa sua indiscutibile caratteristica: “Torrenieri mi ha dato tanto e se ho fatto qualcosa di buono è perché ho avuto anche la fortuna di avere a mio fianco sempre persone eccezionali, Silvio la prima volta e Bandella la seconda. Persone, uomini che vorresti sempre al tuo fianco e che le trovi vicino soprattutto quando le cose non vanno bene, sempre pronti a darti una mano. Torrenieri è un paese coinvolgente e sa tirarti dentro alla sua identità, ci sono tante persone a cui sono molto affezionato. Torrenieri ti lascia un ricordo indelebile e sono orgoglioso di averlo rappresentato in ambito sportivo, spero di essere stato all’altezza”.
Marco grazie!
DiegoDomizioRosati


Daniele Saladini

DA TORRENIERI A ROMA CON ELEGANZA, SERIETA’ E SIMPATIA

Il 16mo numero della rubrica BIANCOROSSI UN PO’ SPECIALI presenta con enorme piacere la storia del torrenierese Daniele Saladini, General manager del Parco dei Principi Grand Hotel & Spa di Roma. Daniele spesso ci saluta dalla capitale immortalando personaggi dello spettacolo e dello sport mondiale con la sciarpa al collo del Torrenieri o con il logo biancorosso: storiche e ricche di orgoglio per tutti noi le foto con la coppa e con i giocatori azzurri della Nazionale di calcio campione d’Europa nel 2021. Il suo ultimo grande contributo in ordine temporale, invece, ha permesso al popolo BiancoRosso di godere e pavoneggiarsi di video esclusivi dove alcuni vip salutavano la Promozione del Torrenieri raggiunta la scorsa primavera e suggellata nell’evento dell’11 giugno. Andiamo a conoscere meglio il nostro amico, ripercorrendo le tappe fondamentali della sua vita e del suo lavoro.
INFANZIA E ADOLESCENZA “Mi ritengo sicuramente un privilegiato per aver vissuto la mia infanzia e adolescenza a Torrenieri. In quegli anni il paese era uno dei centri nevralgici della Val d’ Orcia, del comune di Montalcino e della provincia di Siena, parliamo degli anni 70-80, nel pieno del boom economico. Ricordo i periodi importanti con le maestre Ines e Miriana delle scuole elementari, l’oratorio dove Don Rino ci teneva impegnati per interi pomeriggi, e il campo sportivo, la nostra seconda casa: eravamo ricchi e non lo sapevamo”.
IL CARATTERE, I PREGI E I DIFETTI “Gli altri mi considerano disponibile, generoso, diplomatico (anche troppo). Personalmente, allo stesso tempo e in molti casi, li considero anche difetti”.
PASSIONI “La fotografia è la mia grande passione e soprattutto in un periodo particolare della mia vita non uscivo mai senza la mia reflex. Il paesaggio, i colori e gli scorci della Val d’ Orcia in ogni stagione mi hanno permesso di tirar fuori dei bellissimi scatti, così come Roma durante il lockdown, click insoliti in un silenzio assordante”.
LA VITA LAVORATIVA “Inizia in un posto incantevole, a Bagno Vignoni, quando non avevo ancora 17 anni. Durante le vacanze di Pasqua mio cugino mi chiese di accompagnarlo per un servizio extra al Posta Marcucci, storico albergo della Val d’ Orcia. Nelle mie prime stagioni estive in vacanza dalla scuola cominciai a scoprire e amare quella che poi sarebbe diventata la mia professione. Vivo a Roma da molti anni e sono al Parco dei Principi Grand Hotel & Spa ormai da oltre 10. Chiunque faccia questo tipo di professione non può non rimanere affascinato da un Hotel così bello e unico. Il ruolo del Direttore di Albergo è cambiato molto, oggi è tutto molto più veloce rispetto ad alcuni anni fa, tutto è sempre in evoluzione. Il nostro lavoro varia in funzione dei cambiamenti della società, degli stili di vita. Essere General Manager in uno degli Alberghi più esclusivi e importanti di Roma significa certamente occupare una posizione di prestigio ma anche di grande responsabilità, questo comporta anche saper gestire bene le risorse umane ed economiche dell’azienda”.
GLI OSPITI “Anche se siamo abituati ad accogliere ospiti importantissimi, la preparazione non è mai troppa. Ogni volta sembra la prima e ogni cliente, che sia una celebrity, un re o un capo di stato, ha le proprie esigenze e abitudini che possono sembrare anche strane e bizzarre ma che non ci devono assolutamente meravigliare”.
UN EPISODIO PARTICOLARE “Un momento davvero emozionante è stato quando George Bush senior, in un frangente di cordiale conversazione nella hall, ci ha fatto salire appositamente nella sua suite per mostrarci le foto dei recenti lanci con il paracadute, raccontando con emotività i vari momenti; una grande emozione che porterò sempre con me. Un altro che ricordo particolarmente è Rohani, il Capo di Stato dell’Iran; ci ha fatto sostituire tutti i quadri dell’hotel raffiguranti scene di nudo e la stessa cosa fece poi con le statue dei musei capitolini durante l’incontro con il Sindaco di Roma. Emozionante anche l’incontro con Gorbaciov e più recentemente con il Presidente della Cina Xi Jin Ping, quello è stato un vero film. Tra le celebrità più importanti oltre a Shakira, Alec Baldwin e Penelope Cruz, c’è sicuramente Woody Allen che aveva il terrore dell’ascensore, nei suoi 4 mesi di permanenza ha sempre fatto le scale per raggiungere la sua Royal Suite al 6° piano”.
LA NAZIONALE DI CALCIO “Per il Parco dei Principi non poteva esserci ripartenza migliore. Dopo oltre un anno di chiusura totale a causa della pandemia, l’arrivo della Nazionale di Calcio di Mancini è stato un segnale perfetto e positivo per un graduale ritorno alla normalità. Sono stati con noi per tutte le partite casalinghe e oltre ai festeggiamenti per la vittoria, con migliaia di tifosi in festa fuori dall’ Hotel, ci hanno regalato momenti indimenticabili; un grande privilegio per me averli potuti vivere così intensamente. L’ arrivo di Bonucci e Chiellini con la Coppa sono immagini indelebili che ricorderò sempre con piacere. Con loro ci conosciamo ormai da anni ma quello è stato un momento davvero particolare ed emozionante. Eravamo a tavola seduti davanti alla Coppa e un’ottima bottiglia di Brunello di Montalcino; scorrendo i bellissimi momenti appena vissuti non potevo non parlargli del glorioso Torrenieri e dei colori biancorossi. Le foto con Bonucci e Chiellini e la sciarpa biancorossa avvolta alla Coppa hanno poi consacrato quei bellissimi momenti di festa”.
DANIELE E TORRENIERI “Torno sempre volentieri a Torrenieri. Vivendo in una città come Roma da oltre 30 anni, bellissima ma anche con tutti i problemi di una grande metropoli, considero un privilegio avere la possibilità di trascorrere qualche giorno o soltanto qualche ora nella mia terra di origine, a trovare il mio babbo e vedere come si prende cura dell’orto dove coltiviamo con successo anche un ottimo Aglione. Un caro saluto a tutti voi”.
GRAZIE INFINITE DANIELE, SEI VERAMENTE GRANDE! UN ABBRACCIO!
DiegoDomizioRosati


Bruno Giorgi

BRUNO GIORGI E IL CALCIO A SUON DI MUSICA

Nel numero 17 della rubrica “BIANCOROSSI UN PO’… SPECIALI!!” parliamo di Bruno Giorgi, nato a Torrenieri in via Bindo Crocchi, il 26 settembre 1947. Da bambino inizia a suonare il pianoforte, perché ascoltando la radio si esercitava con mestoli e coperchi decidendo così di studiare musica. Finite le scuole medie si trasferisce a Siena per frequentare il Liceo e forma la band “Bruno e i Jets” composta da 5 membri e che suonerà con successo in giro per la provincia. Relativamente a questa bella parentesi della sua vita, recentemente nel 2015, il comune di Poggibonsi e gli ex gestori del locale il Giardino d’Inverno, hanno organizzato una réunion del gruppo con la consegna di una pergamena ai musicisti, in ricordo del decennio in cui suonarono settimanalmente nel locale. Particolare il racconto di Bruno che ci riporta al 1976 quando si vede costretto a rinunciare a suonare insieme ai “Ricchi e Poveri” perché entra a lavorare in Banca dove si renderà protagonista di una brillante carriera fino a ricoprire il ruolo di Dirigente. Nel 1980 viene eletto Consigliere al Comune di Montalcino ed è un pensiero diffuso la riconoscenza nei suoi confronti per aver sempre puntato a migliorare la situazione per Torrenieri. Nel paese organizza un gruppo teatrale di attori locali che porta in scena molte commedie musicali scrivendone sia la musica che la sceneggiatura. Da ricordare “Maledetto Uguccione” che racconta la distruzione di Torrenieri avvenuta nel terzo secolo dopo Cristo e la sua ricostruzione. Bruno è anche colui che inventa la Festa della Befana, organizzandola per qualche anno per conto del Comitato Paesano. Riesce anche a portare a Torrenieri il primo treno a vapore della provincia. In ambito sportivo i racconti iniziano dal 1967 quando nota, insieme a Giuliano Boscagli, Lido Furi, Roberto Casini e Giorgio Dotti, che a Torrenieri stanno crescendo dei giovani e brillanti calciatori i quali non hanno però alle spalle una società che svolge attività sportiva. I cinque decidono di mettere in piedi la squadra che annoverava tra le proprie fila i vari Terzuoli (Piccione), Pantosti, Amidei, Rosignoli, Cecchini, Crocchi, Rossi, Leoni, Minacci, Migliorini e Giannetti. Due anni dopo il gruppo fu traghettato al Circolo ARCI dove il presidente era Bruno Bolgi e il responsabile del settore sportivo rispondeva al nome di Vittorio Amidei. Bruno diventa direttore tecnico e con il suo amico Roberto Casini riuscì a portare a Torrenieri giocatori del calibro di Marco Baccani e Duccio Bindi, fra gli altri. La sua amicizia con Sandro Selvi, massaggiatore della Nazionale Italiana di Calcio, fece sì che la Società del Torrenieri potesse addirittura accedere liberamente a Coverciano per qualsiasi problema fisico dei suoi giocatori. L’ultima operazione di mercato di Bruno fu la cessione di Sani al Grassina, operazione che portò linfa nelle casse del Torrenieri; lasciò la Società per motivi di lavoro rinunciando poi ad una prestigiosa offerta del Grassina come Direttore Sportivo, il che gli avrebbe permesso anche di iscriversi al relativo Corso a Coverciano. Molto suggestivo l’evento che Bruno insieme a Roberto Casini, qualche anno dopo, organizza a Torrenieri: un torneo di Calcio che vede protagonisti alla premiazione l’amico Sandro Selvi, Ferruccio Valcareggi, ex allenatore della Nazionale, e il dottor Arietti, persona molto vicina all’allora Presidente Uefa Artemio Franchi. E in quell’occasione Arietti propose di far finanziare alla FIGC un nuovo campo di calcio a Torrenieri, chiedendo soltanto che venisse fatta una richiesta scritta da parte della Società (sembra che la lettera non sia mai partita). Oltre al calcio Bruno è sempre stato interessato ai treni elettrici di cui possiede una discreta collezione, compresi tanti bellissimi plastici che un giorno sarebbe disponibile a donare al paese, se nel giusto contesto. La sua più grande passione è comunque la musica, che non ha mai abbandonato. Nel tempo ha partecipato alla produzione di diversi dischi e cd, ha fatto da spalla a molti artisti del panorama musicale italiano. È stato uno dei primi in Italia a possedere un organo Hammond provenient e dagli USA che al tempo costava come una spider, oggi ne ha due che serba in maniera speciale. In passato, dopo il servizio militare, diede vita alla band “HOP FROG” con musicisti del calibro di Luciano Brigidi di Montalcino, Lino Gherardi di Siena e Ugo Sani di san quirico, con i quali sovente collabora tuttora. Bruno oggi è pensionato e spesso torna a Torrenieri; qui ha restaurato l’abitazione della sua infanzia che ha trasformato anche in una “Piccola Casa Museo” dove raccoglie e custodisce tanti cimeli e documenti speciali della sua vita.
Un grande saluto Bruno, Grazie!!!!
DiegoDomizioRosati


Carlo Salaris

IL MECCANICO CACCIATORE SPECIALISTA NEL TIRO AL VOLO

Ecco il numero 18 dell’ormai nota e seguitissima rubrica BIANCOROSSI UN PO’ SPECIALI (ci riferiscono addirittura di qualcuno che custodisce gelosamente tutti gli episodi stampati “a mo’ di libro”). In questa occasione raccontiamo la storia di Carlo Salaris, nato a Siena il 3 marzo 1986 che vive da sempre a Torrenieri. Ha frequentato le elementari a Torrenieri, le medie a San Quirico e poi si è diplomato come Perito meccanico al Sarrocchi di Siena. Appena concluse le superiori inizia a fare il meccanico e dal 2005 lavora alla Siena Auto di Monteroni. CARLO, PARLACI DEL TUO CARATTERE, DEI PREGI E DEI DIFETTI: “Mi considero un ragazzo serio e gentile con tutti quelli che mi vogliono bene, sono un po’ timido ma sempre alla ricerca del sorriso e dello scherzo. In realtà sono un po’ testardo ma alla fine credo di avere più pregi che difetti”. SCAVANDO NEL PASSATO INCONTRIAMO IL LEGAME IMPORTANTE CON L’AP TORRENIERI: “Ho giocato a calcio fin da piccolo e mi sono fermato alle giovanili, è sempre stato il mio sport preferito e credo sinceramente di essere stato anche abbastanza bravo; mi mancava il fisico però tecnicamente me la cavavo abbastanza bene. Ho smesso molto presto perché il mio lavoro è abbastanza duro e perché in quel periodo avevo altri interessi che mi impegnavano e mi affascinavano”. Carlo è tifoso sfegatato del Milan, adora tutti gli hobby che si possono svolgere all’aperto come andare a caccia, cercare funghi e da quest’anno anche i tartufi. In estate pratica con costanza il tiro al volo dove sta ottenendo soddisfazioni di rilievo. Avevamo un dubbio e i nostri amici di Google ce lo hanno tolto: il termine generico tiro a volo identifica ogni attività a fini sportivi, o sport riconosciuto, del presente o del passato, che consista nel colpire un bersaglio in volo con un’arma da fuoco (Fonte wikipedia). CARLO, COME NASCE QUESTO AMORE? “Nasce un po’ per caso, all’inizio lo praticavo per migliorami in ottica caccia. Quando ho provato la specialità Fossa olimpica mi sono immediatamente innamorato perché trasmette quantità notevoli di adrenalina e spirito di competizione”. Il nostro protagonista ci racconta che i costi sono importanti e così tende a non esagerare riuscendo comunque a togliersi discrete soddisfazioni. “Sono iscritto con il Tiro a Volo Siena e quest’anno ho ottenuto il passaggio di categoria dalla 3° alla 2° con un buon 90/100. Il mio obiettivo è quello di raggiungere la prima categoria”. Sangue freddo, concentrazione, lucidità, mira, capacità di estraniarsi da pensieri e situazioni contingenti richiedono una gran preparazione anche a livello emotivo e psicologico; Carlo nel tempo ha affinato tecnica e doti specifiche e punta senza ombra di dubbio a salire ancora di categoria. QUALI SONO I TUOI SOGNI NEL CASSETTO? “Penso che nessuno deve mai smettere di sognare; io spero di riuscire a centrare qualcosa di importante nel tiro al volo, so che non sarà facile ma cercherò con determinazione e impegno di realizzare sogni importanti”.
Buon vento Carlo, grazie infinite per la disponibilità!
DiegoDomizioRosati


Alessandro “Caso” Casini

ALESSANDRO “CASO” CASINI, DALLA BANCA ALLA PESCA E TORRENIERI SEMPRE NELLA TESTA

Alessandro Casini, il “CASO” è nato a Torrenieri, in casa per la precisione, il 30 ottobre del 1956…Buon compleanno in ritardo! Ha frequentato le elementari a Torrenieri, le medie a Montalcino e si è diplomato geometra a Siena. “Ho abitato a Torrenieri, a Follonica e attualmente vivo a Riotorto (Piombino); ho anche riacquisito la residenza a Torrenieri dove a breve rientrerò perché sento proprio il bisogno di tornare al paesello natio”.

Ecco Alessandro che ci parla dei suoi pregi e suoi difetti, come tradizionalmente vogliamo conoscere nelle interviste della serie: “Mi considero un buono a tutti gli effetti, leale, dico sempre quello che penso in faccia a chiunque. Il difetto principale è quello di essere troppo buono, e la cosa è confermata dai miei amici; è anche vero però che se mi calpesti i piedi divento cattivo creando problemi a chi mi ha fatto del male o mi ha recato negatività”.

Il suo cammino lavorativo è rappresentato principalmente dal percorso in banca: “Ho lavorato 23 anni in Banca Toscana a Firenze come specialista del servizio titoli e borsa facendo sempre il pendolare Torrenieri/Firenze. Poi per due anni a Montalcino, quindi a Follonica, Punta Ala, Massa Marittima come Capo ufficio, passando dall’incorporazione di Banca Toscana in Monte dei Paschi, e giungendo infine alla fatidica pensione in seguito allo scivolo proposto dall’azienda”.

Quali i suoi hobby e le sue passioni? “Pesca, caccia, tiro con l’arco, cavallo, sci ed ora, considerata l’età, ho iniziato con il padel, giusto per riposarmi”. Alessandro ha trascorsi lodevoli anche nel mondo del volontariato, per anni, quando abitava in Valdorcia, ha fatto parte come soccorritore della Misericordia di Torrenieri e della Protezione Civile di Montalcino, partecipando attivamente tra l’altro a supporto delle popolazioni colpite in 3 diversi terremoti e 2 alluvioni.

Questa invece la sua attività calcistica: “Ho iniziato la mia carriera calcistica negli allievi del Torrenieri, poi negli juniores, in Terza Categoria, Seconda e infine Amatori. All’inizio giocavo in difesa nel ruolo di libero ma già dagli juniores sono diventato portiere senza mai più cambiare ruolo”. Negli anni seguenti è rimasto comunque attivo giocando a calcetto e beach soccer.

Grandi soddisfazioni sono arrivate dalla pesca: “Faccio parte di un club agonistico di Follonica, il Mister Surf. In questi anni ho vinto il campionato regionale Toscano come individuale con il quale ho avuto il pass per i campionati italiani a Bibione (Iesolo/Venezia) dove ho gareggiato con i migliori 200 agonisti della penisola. Con il club ho poi vinto 2 campionati italiani per società che mi hanno dato la possibilità di rappresentare l’Italia ai mondiali, uno in Belgio e l’altro a Catanzaro”. Si tratta di situazioni particolari che Alessandro ricorda con grande slancio: “Sono esperienze che rimarranno indelebili nella mia mente; quando viene presentata la squadra parte l’inno d’Italia che fa venire i brividi, cantarlo insieme ai compagni provoca emozioni indescrivibili!”

Grazie CASO, un grande saluto dal paesello!!!!

DiegoDomizioRosati


Mario Ciacci

IL FATTORE MARIO CIACCI SI RACCONTA E INVIA ATTESTATI D’AMORE PER TORRENIERI

Cifra tonda per la rubrica BIANCOROSSI UN PO’.. SPECIALI!! La puntata numero 20 parla oggi di Mario Ciacci, noto come IL FATTORE. Mario è nato ad Asciano, prima della guerra, in un piccolo podere situato sulla strada che collega Asciano a Rapolano. Ecco il primo ritaglio della sua vita, un meraviglioso e affascinante ricordo di quando era piccolo: “I miei due fratelli più grandi e mio padre avevano costruito un campo per giocare a bocce. Si radunavano da noi tante persone che partecipavano alle gare, era una vera e propria festa che coinvolgeva tutti. Le palle per giocare erano in legno, grandi e pesanti; io ero piccolo e mi escludevano sistematicamente. Mia madre mi aveva costruito un pallone di stracci e giocavo con quello; mi vendicavo tirandolo spesso nel campo delle bocce e facevo arrabbiare più o meno tutti; mi rincorrevano per picchiarmi ma io scappavo velocemente!”. Il nostro protagonista ci racconta poi del periodo della guerra: “Durante quegli anni gli uomini erano praticamente tutti militari. In ogni casa c’era qualche anziano che suonava la fisarmonica: tutte le donne mi strattonavano e giocavano con me e verso 10/12 anni imparai a ballare. Qualche anno più tardi ero io a far giocare le donne e a ballarci insieme”. Questo il suo percorso scolastico e lavorativo:” Una volta diplomato come perito agrario mi impiegai in varie aziende. Quando ero alla fattoria dei Franceschi a Sant’Angelo in Colle, tra i vari incarichi, dovevo girare con la lambretta per far sapere ai contadini che la fattoria aveva tori e verri per le fecondazioni; vendevo anche vino in damigiana e molte altre cose. In breve tempo conobbi tanta gente e fui conosciuto, a mia volta, in tutta la zona di Montalcino e per questo mi cercarono dall’ispettorato agrario per seguire gli olivicoltori e i viticoltori del comune. Divenni in seguito anche fattore dell’azienda agraria di Abbadia Ardenga”. Ecco altri sviluppi della sua vita: ”Negli anni ‘60 collaborai per la costituzione di un’associazione di viticoltori e quando poi si costituì il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, per molti anni, ne sono stato il Direttore, con mia moglie Santina segretaria. In breve tempo furono raggiunti notevoli successi”. Alcuni passaggi legati al nostro paese: “Ho abitato a lungo al Poggio di Torrenieri dove ho costruito la Cantina Museo; ho scritto vari libri sulla mia genealogia, sulla zona sud di Siena, su Torrenieri e sull’agricoltura, tuttora sono impegnato in lavori di scrittura che mi impegnano e mi appassionano. Per i racconti mi sono documentato a lungo presso l’archivio di Stato e l’archivio vescovile consultando testi del 1300 in latino e italiano”. Importanti e numerose le sue partecipazioni con le organizzazioni di Torrenieri, soprattutto nel settore sportivo: “Una delle mie prime iniziative in paese favorì lo spostamento del gioco delle bocce dalla zona dell’attuale Tim ai terreni della fattoria del Poggio. Ho collaborato con la società sportiva per vari anni sotto varie forme. Il consiglio che ho sempre dato ai miei figli e a tanti altri giovani locali è stato quello di rimanere a giocare nel Torrenieri, per dare forza locale alla squadra, nel segno dello spirito più genuino di appartenenza”. La conclusione è un ulteriore attestato di stima verso Torrenieri e verso quello che il nostro paese rappresenta, con i giovani che possono continuare a dare linfa ad una realtà importante: ”Non è vero, come dicono in tanti, che in questo paese c’è poco, che non offre niente per le aspirazioni dei giovani. Bisogna studiare e fare sport con divertimento e serietà in modo da crescere sotto ogni punto di vista, così da arrivare nel mondo del lavoro mettendo in pratica gli insegnamenti ricevuti negli ambiti sopra citati. Con la volontà, l’impegno e la costanza ogni traguardo è possibile per far sì che Torrenieri possa crescere anche grazie ai suoi abitanti in un perfetto connubio con le realtà che avranno la passione ed il coraggio di investire in questo meraviglioso territorio, che io adoro e che saluto con tanto piacere”.

Grazie infinite Mario!

DiegoDomizioRosati


Tiberio Mazzantini

TIBERIO MAZZANTINI E LA PALESTRA ASSOGYM PER RIMANERE AI VERTICI DEL MOTOCROSS INTERNAZIONALE

La rubrica BIANCOROSSI UN PO’ SPECIALI arriva alla puntata numero 21 e racconta la storia di Tiberio Mazzantini, il figlio di Evelise che incontriamo spesso in Coop a Torrenieri, per focalizzare l’obiettivo. Tiberio è nato a Siena nel 2004 e vive a Castiglione d’Orcia, frequenta la classe quinta del liceo scientifico di Montepulciano. La sua grande passione è il motocross e i risultati ottenuti nel recentissimo passato testimoniano una grandissima forza di volontà ed una indiscutibile voglia di lavorare per raggiungere il risultato; frequenta assiduamente la palestra Assogym di Torrenieri curando la preparazione fisica in maniera costante, non ha problemi a gestire al meglio gli impegni mirando a raggiungere traguardi importanti.
CARATTERE, PREGI, DIFETTI “Sono un ragazzo molto competitivo e determinato, ciò mi aiuta molto nello sport. Un mio pregio è l’essere molto riflessivo, penso parecchio prima di fare qualcosa per cercare di farla al meglio. Questo perché sono anche estremamente perfezionista, e non so se questo sia un pregio o un difetto”.
TEMPO LIBERO “Il tempo libero è occupato interamente dallo sport che è la mia passione più grande, non riesco a stare fermo. Appena ho un po’ di tempo a disposizione vado a fare un giro in bicicletta o una nuotata in piscina oppure una partitella a calcetto con gli amici. Mi piace qualsiasi tipo di sport, in particolare amo provare quella sensazione di raggiungere un obiettivo dopo aver faticato molto e essermi allenato per quello”.
SPORT DI SQUADRA O INDIVIDUALE “Ho una leggera preferenza per il secondo, tutto quello che faccio dipende solamente da me con le giuste colpe se qualcosa non va, lottando continuamente contro i miei limiti. In passato ho praticato diversi sport a livello agonistico, dal calcio al nuoto, dal basket al motocross, il quale poi è diventato il mio sport principale, dedicandomi esclusivamente ad esso”.
IL MOTOCROSS “La passione per il motocross me l’ha trasmessa il babbo, anche se lui lo praticava solamente per divertirsi con gli amici. Così a quattro anni salii per la prima volta su una moto e da lì me ne innamorai. Ho iniziato a dedicarmi a questo sport completamente, compiendo sacrifici importanti; alla fine i risultati sono arrivati e mi sono laureato vicecampione italiano e sono giunto quarto ai campionati internazionali.
TIBERO E LA PALESTRA ASSOGYM “Per arrivare a questi livelli oltre all’allenamento sulla moto è stato fondamentale anche l’allenamento fisico, sia di forza, in palestra, sia aerobico. Per questo frequento la palestra Assogym di Torrenieri, che mi permette di svolgere al meglio i programmi di allenamento e dove scarico tutte le mie energie. Adesso ho interrotto la sessione di lavoro perchè ho iniziato una cura di ozono terapia alla schiena, sono alle prese con una fastidiosa ernia. Appena sarò guarito ricomincerò ad allenarmi con determinazione e passione, sempre più convinto e voglioso di far bene”.
SOGNI “Il mio sogno nel cassetto è quello di riuscire ad unire la passione al lavoro, riuscendo a trovare un impiego nel mondo del motocross. Sono comunque molto interessato anche all’ambiente economico e finanziario, e se alla fine questo dovesse essere il mio ambiente lavorativo, cercherò comunque di trovare sempre il tempo per fare sport”.
Grazie Tiberio, ti aspettiamo in pista!
DiegoDomizioRosati


Stefania Davitti

PROTAGONISTA NEL CALCIO FEMMINILE A TORRENIERI, OGGI CANTA CON PASSIONE

Vi raccontiamo oggi la storia di Stefania Davitti, protagonista della puntata numero 22 della rubrica BIANCOROSSI UN PO’.. SPECIALI!!! Stefania è nata a Siena il giorno di Natale del 1975, si definisce una campagnola DOC, lei che ha vissuto tutta l’infanzia al podere Cerretalto. “Solo alla fine degli anni 90, per scelta dei miei genitori, ci siamo trasferiti a Torrenieri City ma ho resistito ben poco perché nell’anno 2000 sono ritornata definitivamente alle origini”. LE ABBIAMO QUINDI CHIESTO DI PARLARCI DELLA SUA CARRIERA SCOLASTICA: “Ho frequentato la scuola dell’infanzia e le elementari a Torrenieri quando ancora la struttura si trovava in via Bindo Crocchi. Quindi le medie a Montalcino e poi mi sono diplomata all’istituto Caselli di Siena, indirizzo turistico. Diciamo che in ambito scolastico ho sempre fatto il mio… né più né meno”. IL SUO CARATTERE, CON PREGI E DIFETTI: “Mi ritengo una persona all’antica, non amo molto gli stravizi moderni. Sono moooolto testarda e a tratti anche divertente. Mi butto a capofitto su tutto ciò che intraprendo e cerco sempre di rimanere con i piedi per terra”. CI PARLA DEL LAVORO: “Ho iniziato nel 1996, all’età di 21 anni, ed è ruotato sempre tutto fra vigneti, cantine e aziende agricole. La prima tappa è stata una stagione alla Fattoria dei Barbi quindi ho lavorato per 4 anni alla Col d’Orcia dal ‘97 al 2000, un anno da Biondi Santi per poi entrare a Poggio San Polo, nel 2002, dove sono impegnata tutt’oggi come responsabile di cantina. Oltre a ciò, quando ho la possibilità, aiuto il mio babbo nella piccola azienda di casa”. STEFANIA E LO SPORT: “Sono un’amante dello sport in genere, in passato ho frequentato la piscina di Buonconvento quando era gestita dalla Virtus; per ben 10 anni mi sono allenata tre volte a settimana con il gruppo Master”. E da qui le gare: “Ho partecipato a diverse competizioni in giro per la Penisola, compresi i campionati italiani di Riccione. I miei risultati non sono mai stati troppo eclatanti, mi interessava esclusivamente divertirmi e stare in gruppo, questi ingredienti ripagavano ogni sacrificio. In quel periodo avevo conseguito anche il brevetto di bagnino e istruttore di secondo livello, situazioni che mi hanno permesso di praticare queste attività come secondo lavoro, fino al 2006…poi ho deciso di dedicarmi interamente a fare la mamma”. Nello stesso periodo, più o meno, A TORRENIERI SI PARLA DI CALCIO FEMMINILE e Stefania diventa una protagonista: “La grande novità in paese mi affascinò immediatamente, appena saputo che si stava formando una squadra di calcetto femminile, mi lanciai con entusiasmo nell’avventura. Indossavo la gloriosa maglia Biancorossa numero 11, doppio Number One, puntualizzavo orgogliosa! Una delle cose più divertenti del TORRENIERI era la figura dell’allenatore, mister Giampiero Pieri, Perez! In ogni situazione si dimenava a bordo campo e faceva in modo di farsi intendere da ogni avversario con il suo parlare fiorito, fantastico!” Dopo diversi anni di stop, dovuti anche alla nascita del secondogenito, riaffiora la voglia di giocare a calcio e si presenta l’occasione di far parte della GLORIOSA NIU TIM: “Avevo circa 38 anni e decisi di aggregarmi nonostante l’importante età; la mia tenacia e la mia testa dicevano di lanciarmi in questa nuova avventura, il fisico fortunatamente mi aiutava e la voglia di rimettermi in gioco era la vitamina per quella che poi è stata una bellissima esperienza. Mi aspettava la maglia numero 8, un numero che mi è sempre piaciuto, che meraviglia! Indipendentemente dai risultati siamo sempre state un gruppo unito, sia nello sport che in diverse occasioni al di fuori dell’ambito calcistico”. In questo senso tutti ricordiamo i due calendari del 2018 e 2019, realizzati a scopo benefico dalle ragazze della squadra di calcetto dell’AP Torrenieri: un grandissimo successo in ogni direzione. Recentemente per Stefania L’ESPERIENZA NELL’ORGANIGRAMMA DELL’AP TORRENIERI: “Nel luglio del 2018 la decisione di entrare a fare parte come consigliere della società sportiva. Con Camilla Montigiani e Caterina Mariotti siamo riuscite a dare un gran tocco rosa all’ambiente. In me è sempre stata presente la voglia di aiutare gli altri e per questo, nei limiti del possibile, cerco di dare una mano alla società BiancoRossa”. ALLA FINE DELLA NOSTRA CHIACCHIERATA CI FACCIAMO RACCONTARE LA STORIA DELL’ALTRA SUA GRANDE PASSIONE, SCOPERTA DA TANTI NELLA SCORSA ESTATE IN OCCASIONE DI UN APPUNTAMENTO MONDANO AL PALLINAIO: “Non tutti sanno che oltre allo sport vive in me una grande passione per la musica. I primi passi in questo senso mi videro dedicarmi per tre anni alla chitarra frequentando un corso alla Scuola G.Puccini di Montalcino. Poi, sempre nella stessa scuola, iniziai un corso di canto riscoprendo quello che mi è sempre veramente piaciuto fare fin da piccola. Il periodo della pandemia non mi ha aiutata molto, anzi, cantare on line per me è stato devastante fino al punto di decidere malinconicamente di sospendere il tutto; nonostante lo stop riuscii a procurarmi una piccola attrezzatura per casa riuscendo così ad allenare le corde vocali. Ripresi quindi le frequentazioni al corso, tentennando nella fase iniziale, ma poi riuscii ad ingranare aumentando di una tacca anche la mia autostima. Ed ecco la proposta choc del maestro che con mio immenso stupore mi chiede di entrare a far parte di una OVER ROCK BAND nella scuola della Music Tribe a Poggibonsi. Accetto con grande piacere assumendomi anche la responsabilità di diventare la FRONTWOMAN. Un bassista, due chitarristi, un batterista e un maestro sono gli elementi con i quali da circa un anno condivido due ore alla settimana; abbiamo partecipato ad alcune iniziative pubbliche organizzate della scuola, in estate alla Notte Bianca a Poggibonsi esibendoci anche in Piazza, e stessa cosa nel periodo natalizio dello scorso anno insieme ad altri gruppi della scuola”.
Grande Stefania, Buon Vento e GRAZIE!!!!
DiegoDomizioRosati


Brando Mariotti Bonucci

BRANDO, I CAVALLI E IL PALIO. ORGOGLIO E TANTE ALTRE PASSIONI

La conclusione del 2022 ci proietta, casualmente, in perfetto ordine cronologico, alla puntata numero 23 della rubrica BIANCOROSSI UN PO’ SPECIALI che racconta la storia di Brando Mariotti Bonucci: “Sono nato a Siena, all’ospedale Salus, ho sempre vissuto a Torrenieri, tra casa e Bar dell’Angolo. Ricordo bene che quando ero molto piccolo avevo uno sgabello su cui salivo per fare il caffè, non arrivavo alla macchina”. BRANDO E LA SCUOLA “Ho frequentato le elementari a Torrenieri, le medie a Buonconvento e mi sono diplomato all’Istituto Agrario di Siena” IL MONDO DEL LAVORO “Il lavoro non mi ha mai spaventato e già mentre ero impegnato negli studi facevo qualche lavoretto sia al Bar, sia aiutando mio babbo muratore oppure con i cavalli. Una volta conclusa la scuola superiore ho iniziato a lavorare facendo due stagioni all’Allevamento Razza di Pian del Lago a Siena, preparavamo i puledri da presentare alle aste di Milano. Poi arrivò un momento in cui dovevo prendere una decisione importante per il mio futuro: andare a fare il responsabile nell’allevamento Le.Gi. di Massimo Parri ad Ambra, uno dei migliori a livello nazionale, oppure lavorare a due passi da casa. Con un pizzico di rammarico e con un’altra esperienza vissuta, la vendemmia a Casanova di Neri, misi da parte la mia grande passione per i cavalli optando per la famiglia Terzuoli a Santa Giulia, qui a breve festeggerò 10 anni di permanenza e dove mi sono sempre trovato splendidamente fra trattori, viti, olivi e qualsiasi cosa ci sia da fare. BRANDO SI DESCRIVE, FRA PREGI, DIFETTI E IMPEGNI CASALINGHI “Penso di essere una persona seria e umile, un lavoratore, sempre pronto a dare una mano a tutti. Probabilmente al primo impatto posso sembrare un po’ burbero, chiuso, riesco a sciogliermi soltanto quando prendo confidenza. Non sono affatto paziente, mi arrabbio molto quando arrivo tardi per colpa di qualcuno, preferisco aspettare un po’ ma arrivare sempre in anticipo. Odio se non si mantiene una promessa, per me la parola data e una stretta di mano valgono come un contratto; se viene meno la fiducia in questo senso, il rapporto si chiude. In casa mi arrangio a fare un po’ di tutto, faccende ovviamente comprese, ma di cucinare non se ne parla: qualcosa riesco a mettere in tavola ma se trovo pronto sono parecchio più contento”. IL RAPPORTO CON IL CALCIO E IL TORRENIERI “Il calcio mi piace molto, ho sempre seguito il glorioso Torrenieri fin da giovanissimo, il paese per me è casa. Non è facile trovare tempo libero ma appena posso vado al campo sportivo a vedere le gare del sodalizio BiancoRosso. Con il calcio giocato non ho mai avuto un buon rapporto, non sono mai stato un buon giocatore, per me era più facile prendere la gamba avversaria che il pallone. Però nel corso degli anni ci siamo divertiti molto a disputare partitelle infrasettimanali tra amici e tornei di calcetto con la squadra del Bar dell’Angolo”. BRANDO E IL PODISMO: “La corsa è sempre stato il mio punto forte, per questo ho sempre sorriso al mondo dell’atletica praticando con decisione il podismo. Diversi acciacchi fra ginocchia e schiena mi hanno fermato, talvolta anche per lunghi periodi, sono però riuscito ugualmente a togliermi qualche bella soddisfazione”. GLI OLIVI “Un’altra mia passione importante e quella legata agli olivi. E’ una pianta che mi piace moltissimo, sempreverde, ormai la troviamo anche come pianta ornamentale nei giardini di case e ville. Credo che l’olivo sia la massima espressione della forza, non muore mai, è un po’ come se volesse darci una bella lezione di vita incitandoci a non arrendersi mai!” IL RALLY “Sono molto affascinato anche dal mondo del rally, ancora non sono riuscito a sedermi al volante ma mai dire mai”. I CAVALLI “Sono loro la mia passione più grande, innegabilmente. Mi piacciono tutti gli animali ma loro sono dentro di me, nelle mie vene scorre immaginariamente anche un po’ di sangue equino. Tutto è iniziato per caso, nessuno in casa aveva questo interesse, anche se poi sono riuscito a trascinarli tutti. Nel 2004, più o meno, prendevo lezioni una volta a settimana in un maneggio di Follonica. Poco dopo ho acquistato il mio primo cavallo, Ringo; in realtà fu un regalo in quanto il suo destino era il macello causa l’età ma per me era un modo eccezionale per cominciare l’avventura. Poco dopo mi sono avvicinato al mondo dei cavalli da corsa, più specificatamente al Palio di Siena. Ho iniziato a Monteroni alla scuderia di Simone Berni quando c’era Franco Casu (detto Spirito, 6 Palii corsi ndr). L’anno successivo arrivò poi Antonio Siri (detto Amsicora, 7 Palii corsi e tutt’ora in attività), che in quel momento era agli inizi della sua carriera. Ho collaborato con loro per diversi anni nel fine settimana, nel tempo libero, durante le annate di corse ed è lì che ho portato il mio primo cavallo in Piazza…. Guschione (1 Palio corso), un bel sauro che ha raccolto meno di quello che si meritava. In scuderia ne sono passati tanti da Vai Go (6 Palii corsi) ad Ellery (2 Palii corsi) da Frustone a Fantastic light (1 Palio corso): Berni in quegli anni disponeva di un ampio parco cavalli. Ed è lì che ho conosciuto Elias Mannucci (detto Turbine, 7 Palii corsi, tutt’ora in attività), con cui collaboro da diversi anni. È nata un’amicizia vera che va oltre la passione per il Palio ed i cavalli. Da segnalare che più o meno dal 2016 al 2019 ho collaborato anche con Paolo Pierini, con lui è stato molto divertente ed abbiamo corso in molti dei più importanti ippodromi italiani, vincendo anche alcune corse e ottenendo ottimi risultati. Tornando all’attualità, in scuderia da Elias Mannucci ho incontrato e lavorato con soggetti di qualità come Nottambulo (1 Palio corso), Salute, Remistirio (3 Palii corsi), Reo Confesso (2 Palii corsi), senza dimenticare il vincitore Rocco Nice (2 Palii corsi e 1 vittoria per il Drago con Andrea Mari detto Brio), fino ad arrivare ai più recenti Criptha ed Anì de Marchesana: un grazie enorme lo devo al principe Massimo Marchetti che mi ha permesso di intestarmi proprio Anì, vederlo galoppare sul tufo con il mio nome davanti è stata e spero sia per molto tempo una bellissima emozione. LA CONCLUSIONE E’ AFFIDATA AI SUOI SOGNI “Con il tempo ho imparato che la salute è la cosa fondamentale, tutto parte da qui; insieme a tanta forza di volontà e impegno nel rimboccarsi le maniche, ritengo che possiamo realizzare anche molto di più di ciò che si sogna”.
BUON VENTO, BRANDANO!!!! (L’appellativo con cui chiamo sempre Brando, deriva dall’associazione del suo nome di battesimo con il nome, Brandano appunto, somigliante, di uno storico cavallo vincitore 2 volte in piazza del campo. Mi sono sempre sembrati un perfetto mix di forza, passione e grinta). GRAZIE PER DISPONIBILITA’!!!!
DiegoDomizioRosati


Tommaso “Tommy Maze” Mazzetti

TOMMASO “TOMMY MAZE” MAZZETTI, LA SUA MUSICA HA GIA’ ATTRAVERSATO L’OCEANO

In questo episodio raccontiamo la storia di Tommaso Mazzetti, IL TORO per gli amici, che in parallelo con il suo ormai noto “aka” TOMMY MAZE, è il protagonista del numero 24 della rubrica BIANCOROSSI UN PO’.. SPECIALI!!!
LA PRESENTAZIONE: “Penso di essere molto socievole e alla mano, scherzo un po’ con tutti. Sono testardo e quando mi metto un’idea in mente non me la cambia nessuno. Tendo a farmi gli affari miei, non mi importa dei pettegolezzi di paese e della gente, e questo mi porta ad essere un po’ menefreghista e egoista”.
TOMMASO A SCUOLA “Riguardo le scuole frequentate, con questa parola da virgolettare visto che trascorrevo più tempo fuori a fare festa che in classe, ho cominciato con le elementari a Torrenieri poi le medie a San Quirico, quindi le superiori al Caselli di Siena e per alcuni mesi all’Accademia Italiana DJ a Firenze per studiare musica”.
IL SUO RAPPORTO CON IL CALCIO E L’AP TORRENIERI “Da piccolo ho giocato nel Torrenieri, allenato da mister Maurizio Amidei, poi nella Valdorcia; ho smesso piuttosto presto perché avevo altri interessi. Ho continuato però a seguire il Torrenieri e negli anni a cavallo della storica Promozione in Prima categoria ero sempre presente (negli archivi fotografici e nei gruppi è molto apprezzata e gettonata una sua foto con il fumogeno in mano, in occasione della grande sfida che al BiancoRossoStadium vedeva opposte Torrenieri e Orbetello). A livello nazionale tifo Roma, ho preso questa direzione vedendo giocare Totti, che incantava. Inoltre per farmi innamorare del sodalizio giallorosso va considerato il resto che appartiene alla capitale ovvero la parlata romana, la città… e poi le canzoni della Magica Roma…travolgenti”.
TOMMASO E LA MUSICA “La passione per la musica arriva da lontanissimo, da sempre ascolto rock, metal e musica elettronica che poi ho anche deciso di iniziare a produrre. Da quel momento mi sono cimentato in un corso da produttore a Firenze, dove mi hanno insegnato le basi della produzione e la storia della musica elettronica, la nascita del dj e delle discoteche (che è stupenda ma purtroppo la gente non la conosce e spesso giudica male questo mondo, anche per colpa delle “discoteche” che ci sono in giro, che non hanno niente a che fare con quelle vere). Dopo il corso ho continuato a studiare da solo e produrre sempre più canzoni, creando Tommy Maze. Con il tempo ho raggiunto alcuni dei miei obiettivi riuscendo ad avere tracce con case discografiche abbastanza importanti e toccando oltre 200.000 streams su Spotify. La mia musica è stata suonata in vari radio show da alcuni dei più grandi dj/producer come Showtek, Danny Avila, Will Sparks e altri, e suonata live a Las Vegas e Orlando. Nonostante tutto ciò, per me non è facile fare serate in quanto nelle discoteche di zona c’è trap, reggaeton, commerciale, materiale che non ha niente a che vedere con i club e i dj”. Da segnalare che Tommaso è già stato protagonista di una serata in Svizzera, e a breve ne seguirà un’altra, di altre uscite a Città della Pieve e recentemente proprio a Torrenieri allo storico Dancing Etoile.
IL RAPPORTO CON I SOCIAL “Uso moltissimo i social, per seguire e agire sulle mie pagine di Tommy Maze; lo faccio comunque in questa direzione mentre per il resto non sono molto interessato”.
E nel finale è immancabile l’angolo romantico, dove cerchiamo di capire se il protagonista di turno ha SOGNI NEL CASSETTO che ci può rivelare: “Non mi piace svelare i sogni, posso dire comunque che sono quasi tutti legati all’ambito musicale; mi auguro di riuscire a crescere in maniera importante in questo contesto”.
GRAZIE TOMMASO, TOMMY MAZE, BUON VENTO!!!!
DiegoDomizioRosati


Matilde Albertin

MATILDE ALBERTIN, ARTISTA E SCRITTRICE SULLE ORME DI PERSONAGGI MOLTO NOTI

La protagonista del numero 25 della nostra rubrica “BIANCOROSSI UN PO’… SPECIALI!” è Matilde Albertin, nata il 2 aprile del 1999; Matilde ha frequentato le medie a Montalcino, un anno di Liceo Artistico ed il resto all’I.I.S. Pellegrino Artusi Alberghiero di Chianciano Terme. Attualmente è iscritta all’Università di Firenze, Studi Filosofici ed Esoterici sull’alchimia della conoscenza del sè.
MATILDE SI DESCRIVE: “Ho un carattere forte e dominante, potrebbe sembrare sia un pregio sia un difetto, per me è una forza vitale; talvolta però è un difetto in quanto non riesco a stare al passo delle altre persone ma sono spesso gli altri che devono stare al mio o accettare il mio stile di vita e modo di essere e per questo mi ritengo un lupo solitario o un’aquila reale che cammina per la sua strada, comunque sempre in compagnia del branco. Allo stesso tempo vi è un lato molto sensibile, spesso emotivo e sensitivo. Direi che sacrifico spesso la mia vita per un bene superiore. Il mio lato artistico è diventato parte del mio essere e fa in modo che la mia mente sia in Attenzione Divisa, ho sviluppato in miglior modo la sensitività e l’autocritica costruttiva per imparare la vera filosofia della vita di ognuno di noi. Sono anche impulsiva e troppo ardente in certe situazioni. Apparentemente sono spesso calma come la cima di una montagna ma dentro sono un mare in continuo movimento, sono imprevedibile e a volte ho poca pazienza, sono schietta e alla ricerca costante di nuove avventure e ispirazioni. La parte spirituale e metafisica è fondamentale nella mia vita. Come abitudine penso al volermi mettere al servizio per l’evoluzione, ascolto il mio cuore, perché credo sia il miglior maestro di vita”.
LE SUE PASSIONI E GLI HOBBY “Ho passioni artistiche come la pittura e la fotografia, mi piace il teatro (sia farlo che assistere agli spettacoli), la musica rock, quella Metal e Battiato, il giornalismo, Cocktail e Gourmet Restaurant. Mi piacciono i film Crime e romantici anche quelli più Old, preferisco la musica nel vinile. Adoro guidare, mi rilassa molto. Mi piace cucinare sia per me stessa che per altre persone, soprattutto dolci e portate tradizionali, come lasagne o ricette originali, e soprattutto mangiare! Il mio hobby preferito è fare continuamente nuove esperienze lavorative e conoscere ambienti diversi, aiuta a crescere, aprire la mente e avere una visione verticale e non omologata della vita, ti senti parte del tutto e questo mi fornisce nuove idee per nuove scritture”.
MATILDE E LA PALESTRA “Ho frequentato la palestra Asso Gym, dal 2018 al 2020 circa, un ambiente familiare e socievole. Sono stata molto bene sia perché lavoravo per me stessa “mente sana in corpore sano” sia perché per qualunque problema il mio allenatore Filippo mi aiutava. Ho praticato poi Kik-Boxing con Jacopo, molto professionale; posso solo parlarne bene in considerazione della mia esperienza”.
MATILDE E LA SCRITTURA: “La scrittura nasce da una voglia di raccontare ciò che rimane nascosto, nasce da uno spirito di condivisione di fatti reali ed empatia per il prossimo. E’ importante anche per auto guarigione, la parola scritta è un potente mezzo di comunicazione. Dal momento in cui ho iniziato ho capito che avrei dovuto lasciarmi trasportare da questo evento straordinario, e non ho più smesso. Ogni input è utile ma lo devi avere anche nel sangue, l’ispirazione arriva dall’affrontare senza problemi situazioni di ogni genere per te stessa. Molte persone potranno vederti egoista quando inizierai a seguire la tua direzione di vita e da lì inizieranno i pregiudizi, che, attenzione, non sono sinonimo di giudizi. La scrittura fa fronte anche a questo tarlo che è consequenziale, mi è accaduto e accadrà. Ma appunto bisogna stare attenti più alla nostra voce interiore che a quella altrui perché il momento dell’ispirazione è quello di un’idea nuova ed è lì che entri in una dimensione diversa dalla realtà; spiegarlo a parole è difficile, sono percezioni sottili che ti appartengono e sono i momenti in cui non esiste tempo. E’ come quando sei innamorato e non percepisci più il tempo, ecco, paragono il mio lavoro di scrittrice, poetessa, artista in costante ma disciplinato stato di innamoramento. Ma lo stato di innamoramento come ben sappiamo è un’ispirazione e poi fluisce, quello su cui sto lavorando è l’amore; da esso nascono grandi cose che includono sia momenti positivi che negativi, tutti parte di un percorso lungimirante”.
TRA RADICI ED INCENSO-MATILDE CI PARLA DEL SUO PRIMO LIBRO “Nasce come insieme di testi di canzoni poi modificato in stile poetico con un’attenta analisi. E’ stato un richiamo poetico, è semplicemente un contatto medianico tra uomo, natura, spirito. Quando senti la vocazione devi rispondere ed io è così che ho trovato l’idea, ritrovando il dono personale”.
IN ARRIVO LA SECONDA OPERA-I PROGETTI FUTURI “Prossimamente uscirà il secondo libro poetico con la casa editrice Gruppo Albatros. Sono molto felice di poter appartenere ad una nuova famiglia di cui hanno fatto parte alcuni dei personaggi che hanno rivoluzionato la letteratura come Alda Merini, Ennio Morricone, Vittorio Sgarbi, Luciano de Crescenzo ed altri. Oltre l’ambito poetico vi sono nuove scritture in atto e testi filosofici su cui sto lavorando”.
I SOGNI “Il mio sogno nel cassetto è vedere l’evoluzione continua di ciò che sto fermentando in ambito letterario, filosofico e artistico. Avrei voluto conoscere gli Indiani d’America. Vorrei inoltre dedicarmi al canto e allo studio base del pianoforte, mi piacerebbe poi avere un falco e vedere il futuro. Vorrei conoscere Dalì, Van Gogh, Monet, Kandinsky, Picasso e Rembrandt”.
GRAZIE MATILDE, BUON VENTO!
DiegoDomizioRosati


Marcella Tonioli

MARCELLA, DALL’EMILIA A TORRENIERI, RISULTATI TOP A LIVELLO MONDIALE NEL TIRO CON L’ARCO, CON IL SOGNO DELL’OLIMPIADE

La protagonista della puntata numero 26 della rubrica “BIANCOROSSI UN PO’.. SPECIALI!!” è Marcella Tonioli, nata a Portomaggiore (FE) nel 1986 e cresciuta a Gambulaga, una piccola frazione di poco più di 1000 abitanti.

GLI STUDI E IL LAVORO “Mi sono diplomata in Ragioneria indirizzo informatico a Ferrara, era l’unica scuola che in quel periodo aveva questo orientamento; dopo ho frequentato un corso per tecnico informatico ed ho iniziato a lavorare nel settore”.

MARCELLA SI DESCRIVE “Sono sempre stata molto timida, ma quando prendo un pò di confidenza cambio radicalmente. Lo sport mi ha aiutato tanto in questo aspetto, fortunatamente. Inoltre sono decisamente pignola su tutto”.

L’ARRIVO A TORRENIERI “Mi sono trasferita a Torrenieri 8 anni fa, il 1° febbraio del 2015, dopo aver conosciuto Leonardo, il Cecca, per essere chiari, con cui abbiamo iniziato la nostra vita insieme, con i suoi alti e bassi. E non tornerei più indietro!!! Tant’è che nel giugno del 2021 si sono trasferiti a San Giovanni d’Asso anche i miei genitori e recentemente è arrivata anche mia sorella”.

PASSIONI E HOBBY “La mia passione nonché il mio hobby, che purtroppo non è un lavoro, è ovviamente il tiro con l’arco. Poi adoro ascoltare musica (cantante preferito Ligabue) e guardare serie TV. Amo gli animali, di qualsiasi genere, abbiamo 1 cane (Zeus) e 3 gatte (Perla, Red e Nami)”.

IL LAVORO “Ho lavorato per diversi anni nel settore informatico prestando assistenza ed occupandomi di problemi in questo senso. Con l’attività sportiva che mi impegna molto, soprattutto in primavera/estate, è stato poi difficile trovare un lavoro che mi permettesse di proseguire con tutti gli impegni internazionali. Da quasi un anno collaboro nell’azienda di Federico Bartolomei”.

IL TIRO CON L’ARCO “Ho iniziato a praticare questo sport nel 2003 e dal 2011 faccio parte dei gruppi nazionali, prendendo parte a quasi tutte le competizioni internazionali. Dopo il mio ingresso ufficiale nei gruppi nazionali a gennaio 2011 fui convocata per la mia prima gara internazionale ai Campionati europei indoor di Cambrils, in Spagna e riuscii a vincere il titolo assoluto individuale e l’argento a squadra. Da quel momento in 12 anni di attività ho saltato in tutto 3 gare, per mia volontà, su una media di 8-9 gare internazionali all’anno. Sono riuscita a vincere due titoli mondiali consecutivi a squadra mista (1 uomo e 1 donna) nel 2011 e nel 2013, poi nel 2016 ho vinto la finale di coppa del mondo dopo aver conquistato diverse tappe singole. Ho all’attivo diverse medaglie sia individuali che a squadra in varie competizioni come mondiali, coppa del mondo, europei, world games, giochi europei, grand prix, world series ecc, e anche qualche record italiano, europeo e mondiale. Prossimamente ho in programma una gara in Francia, una a Las Vegas e gli europei in Turchia, oltre ai campionati italiani a Rimini nel prossimo mese di marzo”.

IL SOGNO “Il mio sogno nel cassetto è sempre stato quello di partecipare alle Olimpiadi ma purtroppo ancora la nostra disciplina non fa parte degli sport a cinque cerchi, quindi sicuramente almeno per i prossimi cinque anni questo sogno rimarrà nel cassetto. Dopodiché vedremo se saremo ammessi alle olimpiadi del 2028, dove eventualmente dovremo riuscire a qualificarci. Se poi questa ipotesi non dovesse diventare realtà mi accontenterei anche di una medaglia mondiale individuale”.

BUON VENTO MARCELLA, GRAZIE INFINITE PER LA COLLABORAZIONE!

DiegoDomizioRosati


Vittoria Bichi Ruspoli Forteguerri

VITTORIA, MILLE PASSIONI E TANTI PROGETTI CON COSONA NEL CUORE

E’ Vittoria BICHI RUSPOLI FORTEGUERRI la protagonista del numero 27 della rubrica BIANCOROSSI UN PO’.. SPECIALI!!, che ci regala anche una foto in tinta, con Cosona sullo sfondo.

Cominciamo la nostra intervista/racconto andando a conoscerla “Sono nata a Roma anche se i miei si erano già trasferiti a Cosona. Ho frequentato asilo, elementari e medie a Pienza e ricordo con molta enfasi il pulmino che mi veniva a prendere all’alba. Poi il liceo a Montepulciano dove è proseguita la mia storia scolastica, caratterizzata dalla voglia di fare amicizia, ero quella che creava gruppi e legava anche con i bambini nuovi. A scuola ottenevo buonissimi risultati nonostante non studiassi troppo, mi prendevano un po’ in giro perché facevo molto attività e solo a sera mi impegnavo a studiare. Già dai primi tempi si vedeva la mia negazione per la matematica infatti al liceo scelsi il classico e all’università a Roma optai per Lettere”.

PREGI E DIFETTI “Fra i pregi direi senz’altro la socievolezza, il buonumore, l’entusiasmo nel fare le cose. Riguardo ai difetti riconosco di essere sempre stata una persona con la testa fra le nuvole e con mancanza di autostima, dovuta probabilmente anche all’educazione severa ricevuta; attacco bottone un po’ con tutti e sono dotata di una importante parlantina”.

VITTORIA E IL LAVORO “Il mondo del lavoro mi ha vista prima protagonista a Roma dove sognavo di operare nel mondo del cinema; ho mollato ben presto per le diverse difficoltà incontrate, è rimasto più che altro un hobby. Poi ho iniziato a collaborare con piccole case editrici per la mia passione per la scrittura fino a quando, all’età di 28 anni, mia nonna che aveva creato l’agriturismo a Cosona, mi chiese di aiutarla, considerata anche la sua non più tenere età; mi trasferii nuovamente qua intraprendendo quella che tutt’oggi è la mia attività con la gestione dell’azienda agricola e l’agriturismo”.

IL CASTELLO DI COSONA E LE SUE ORIGINI “La storia risale addirittura all’epoca etrusca e lo testimoniano alcuni documenti ritrovati; il nome Cosona deriva da Cusna, chiaro termine etrusco. L’aspetto di cui andiamo molto orgogliosi è che nel 1465 fu acquistata da un nostro antenato e da allora appartiene alla nostra famiglia, Bichi Ruspoli Forteguerri, cognome che a scuola ci ha dato anche qualche problemino e qualche presa in giro. Io più che alla nobiltà lo associo a storie di famiglia trasmesse di generazione in generazione, sapere che fra le mura del castello, che io chiamo fattoria perché è all’interno di una grande azienda agricola, ci sono stati sempre e soltanto i nostri antenati è una cosa molto particolare. Anche quando vengono gli ospiti americani, la cui scoperta risale al 1492, e vedono che la nostra storia risale ad anni precedenti, rimangono molto affascinati. Il castello ha pregi e difetti, è molto isolato ma è anche un punto di vedetta privilegiato della Valdorcia; a noi piace molto condividerlo con i nostri ospiti e ritengo che un bel posto è tale solo se lo condividi con ospiti e amici”

LO SPORT “Mi è sempre piaciuto, ma non sono mai stata una gran cima. Seguo il calcio e sono tifosissima della Roma; nei miei trascorsi ci sono diversi anni di danza a San Quirico e l’esperienza con l’atletica, in particolare la corsa. Poi ho scoperto la palestra Asso Gym di Torrenieri e mi si è aperto un mondo, prima la immaginavo come un luogo noioso, con molti attrezzi e poco entusiasmo da sprigionare. Sono molto grata a Filippo che è riuscito a stimolarmi ed ho scoperto che oltre a benefici fisici si ottengono eccellenti risultati anche dal punto di vista mentale. Con la dedizione riesci a superare i tuoi limiti, e per me, abitando in una zona leggermente isolata, la palestra ha rappresentato anche un enorme valore sociale, di amicizie, per ridere e scherzare. L’approccio con la palestra Asso Gym è nato grazie a Lucia e l’aerobica, da lì ho instaurato amicizie davvero piacevoli come quella che vivo quotidianamente con Camilla (che noi ringraziamo molto per aver gestito questa intervista fra battute, sorrisi e una flotta di messaggi vocali) “.

HOBBY “Ho moltissime passioni, forse troppe. La più grande è il mare che frequento appena posso specialmente in Salento per le origini della famiglia, adoro la barca. Poi mi piacciono i viaggi, la fotografia, la lettura, il cinema, la cultura in generale. In particolare la scrittura, fin da piccola scrivevo racconti di fantasia e poesie; ho un suggestivo progetto in essere con la realizzazione di un grande libro dove si racconta la storia dei mezzadri di Cosona, quello che una volta era un paese mezzadrile di 300 persone, con foto e racconti delle varie famiglie. Un’altra passione è diventata anche un lavoro, infatti nel periodo pandemico sono diventata guida ambientale; oggi accompagno gli ospiti di Cosona e tutti coloro che si aggregano a fare escursioni e trekking nella natura sia in Valdorcia che al mare, tipo all’Argentario”.

SOGNI E SPERANZE “Lo scudetto della Roma, entro qualche anno. L’ho vista vincere nel 2001 ma adesso sarebbe bellissimo tornare a cucire il tricolore nella maglia. Sogno di far diventare Cosona sempre più bella, ristrutturando alcuni poderi che adesso sono solo dei ruderi, realizzando un punto di ristoro per gli agrituristi rendendola sempre più accogliente. Poi spero di poter trascorrere più tempo al mare, svegliarsi vista mare mi incanta ogni volta. Spero anche di diventare sempre più brava in palestra nel sano spirito di competizione. Riguardo la scrittura mi auguro di pubblicare presto il libro di cui ho parlato in precedenza, su Cosona, ed anche un romanzo del genere Noir, che adoro. Un pensiero per il Torrenieri: faccio tanti complimenti alla società Biancorossa ed auguro a tutti gli sportivi di togliersi le migliori soddisfazioni”.

GRAZIE VITTORIA, BUON VENTO PER TUTTO!!!!

DiegoDomizioRosati


Luciano Scaldaferri

LUCIANO SCALDAFERRI, DA MARATEA A TORRENIERI NEGLI AMATORI BIANCOROSSI, CON LA GLORIOSA PARENTESI DI PALLAVOLO IN SERIE C

E’ Luciano Scaldaferri il protagonista del numero 28 della rubrica BIANCOROSSI UN PO’.. SPECIALI!. Luciano è tesserato per gli Amatori del Torrenieri, allenati da Gabriele Martelli e “Diesseguidati” da Gianluca Tittiri Ciacci, ha lavorato fino a poco tempo fa alla Solfotecnica e da poco si è trasferito a Bologna per motivi professionali.
LA STORIA DI LUCIANO parte da Maratea, dove nasce il 28 giugno del 1992. “Sono cresciuto a Lauria (Potenza), cittadina di 13.000 abitanti, situata al confine con la provincia di Cosenza. Questo è punto di snodo di tre principali direttrici viarie: l’autostrada A2 Salerno–Reggio Calabria, la fondovalle Sinnica che porta alla costa ionica-lucana, e la fondovalle del Noce che collega l’autostrada A2 con la costa tirrenica calabro–lucana. Qui ho trascorso la mia infanzia e adolescenza frequentando le scuole dell’obbligo, sino a diplomarmi nel 2010 presso un istituto tecnico locale come perito meccanico. Per esigenze legate alle mie vicende familiari e personali, sin dall’età di 16 anni ho iniziato a lavorare, come cameriere prima e come meccanico poi, nell’officina di mio nonno, con sua grande soddisfazione”. E QUINDI L’UNIVERSITA’: “Al termine di questo percorso ho intrapreso la carriera universitaria iscrivendomi alla facoltà di ingegneria meccanica dell’Università degli studi di Salerno. Per tale ragione ho dovuto pertanto, per la prima volta, abbandonare il mio paesino di origine e trasferirmi”. POI A TORRENIERI: “A Salerno ho vissuto sino al 2019 quando ho ricevuto un’offerta lavorativa che mi ha portato a trasferirmi nuovamente, questa volta in Toscana, a Torrenieri. Sono stato assunto come perito addetto alle macchine presso un’azienda che si occupa di produzione di prodotti adibiti all’agricoltura (la Torre SRL, ex Solfotecnica ndr). Qui, tra immense colline verdeggianti, ho trovato un ambiente lavorativo accogliente e colleghi con i quali ho instaurato un ottimo rapporto di collaborazione e profonda amicizia. Proprio per questo motivo non è stato affatto semplice dal punto di vista emotivo salutare tutti qualche settimana fa quando ho fatto nuovamente i bagagli, direzione Bologna, per intraprendere una nuova esperienza lavorativa che spero mi permetta di crescere professionalmente”.
LUCIANO SI DESCRIVE: “Mi reputo una persona seria e responsabile, un amico su cui poter contare sempre e in ogni situazione, sono solare ma anche testardo; se questo da un lato può essere un pregio, in quanto mi dà la forza per non mollare mai, dall’altro a volte può far pensare che io metta da parte i consigli altrui. Credo di aver comunque dato una buona impressione di me in questi anni in Toscana dove sono stato accolto in maniera fantastica da tutti instaurando rapporti che vanno oltre il semplice ambito lavorativo e sportivo”.
LA PALLAVOLO E IL CALCIO “La mia carriera pallavolistica è stata una costante nel tempo; all’età di 13 anni, nella mia Lauria, mi sono avvicinato a questo meraviglioso sport giocando prima nel settore giovanile per poi approdare in serie C. Con gli under 14 e under 16 siamo arrivati a disputare i campionati nazionali classificandoci rispettivamente al 4 ° e al 2° posto. Anche negli anni trascorsi a Salerno e Torrenieri ho mantenuto viva questa mia passione entrando a far parte di squadre che disputavano campionati provinciali e regionali. A Torrenieri poi, spinto dai colleghi, ho iniziato a praticare calcio giocando con gli Amatori BiancoRossi, a 11 il primo anno e a 7 in questo secondo anno”.
IL SALUTO “Spero che il nuovo percorso intrapreso sia per me motivo di crescita personale e professionale e che mi permetta di stabilizzarmi nella vita. Terrò sempre nella mente e nel cuore Torrenieri per quanto e come questa piccola cittadina è riuscita a darmi; se vi fischieranno le orecchie sarà perché ovunque andrò racconterò sempre di voi. Oltre ad una serie importante di situazioni e persone, ricorderò anche la storica Promozione dello scorso campionato dove, qualora ci fosse bisogno di ricordarlo, ho visto e letto negli occhi di tutti il meraviglioso senso di appartenenza alla causa comune”.
CIAO LUCIANO, GRAZIE PER LA DISPONIBILITA’ E BUON VENTO!
DiegoDomizioRosati


Angelo Braconi

ANGELO BRACONI, IL VICESINDACO DA SAN GIOVANNI D’ASSO ALLA MARATONA DI NEW YORK

Questa rubrica che cominciò per gioco, alla ricerca di storie personali e racconti inediti, non accenna a fermarsi e arriva a quota 29 episodi, tutti particolari e affascinanti per la diversità dei protagonisti e le curiosità a loro legate. E’ la volta di un personaggio molto noto, Angelo Braconi, che per i BIANCOROSSI UN PO’.. SPECIALI! ci racconta qualcosa di sé.
“Sono nato il 5 agosto del 1984, cresciuto a San Giovanni d’Asso. Il mio amore per il paese è stato sempre costante, ho cercato di mantenere un rapporto speciale con tutto ciò che ne fa parte. Da piccolo l’ho amato enormemente e mi sono dedicato alla cultura generale in ogni direzione, frequentando e sviluppando con ogni forza le varie attività e i giochi nati e sviluppatisi nel tempo. Esempi semplici ma bellissimi sono le storiche pistine, le interminabili partitelle con gli amici e tutto ciò che animava la vita genuina, la frequentazione del bar locale e la crescita dei vari gruppi di paese. Ho sviluppato in seguito tante nuove conoscenze sia per motivi scolastici, frequentando le superiori a Siena, sia sportivi legati al calcio, in provincia di Siena, Grosseto e Arezzo. Anche dopo il trasferimento nella zona di Grosseto per motivi professionali ho sempre cercato di ravvivare la vicinanza con il paese, il contatto con San Giovanni non è mai venuto meno”.
PREGI E DIFETTI “Non è assolutamente facile parlare di sé stessi e credo quindi che per certi versi non sia neanche troppo veritiera un’analisi in questo senso. Proviamoci: fra i pregi metto il fatto essere una persona molto comprensiva, ascolto gli altri per conoscere i punti di vista lontani e diversi dai miei. Difetti: forse la comprensione degli altri mi induce a conformarmi con questi,poi qualcuno non accetta il fatto che si può pensare diversamente dalle proprie idee”.
LA PIU’ GRANDE PASSIONE “La mia passione più grande è la condivisione: di gruppo, delle amicizie, di ciò che si forma nel quotidiano di ognuno, di persone che giocano a carte o che guardano la tv, assistono ad una partita, giocano a pallone, vanno a ballare. La condivisione è la cosa più bella e più importante, al di là di come nasce, per me poterla vivere a cena con gli amici è la cosa più divertente, il tutto condito dal buon bere e dal buon mangiare. La condivisione poi diventa anche motivo di scoperta, in questo senso viaggiare e conoscere il mondo permette di vedere e vivere cose nuove, culture e tradizioni che identificano anche altri luoghi e altri popoli”.
LA CARRIERA LAVORATIVA DI ANGELO “Tutto nacque quando mio padre (Moreno ndr) voleva veicolarmi nel mondo dello styling; in epoca adolescenziale ho passato qualche giornata nel suo negozio, per provare e per farlo contento, ma sinceramente quello non era il profilo che mi piaceva. Un bel giorno entrò Giancarlo, il rappresentante della Wella, l’azienda con cui lavoro tutt’oggi, mi colpì il suo abbigliamento, la sua serenità, il suo modo di fare. Guardai Moreno e gli dissi… Babbo, io non farò il tuo mestiere, non seguirò le tue orme bensì quelle di Giancarlo! Poco più tardi diventai il suo collega. A 13 anni ero già deciso, desideravo giocare a pallone e fare il rappresentante, il perfetto connubio per sentirmi realizzato seguendo ciò che mi attraeva. In realtà con l’ingresso in Wella mi dedicai a tutto tondo al lavoro lasciando il calcio come semplice divertimento nel tempo libero”.
ANGELO E IL PALLONE “Ho iniziato nel campo del Torrenieri, l’attuale BiancoRossoStadium. Mi provavano in tutti i ruoli e non avevo assolutamente predisposizione al sacrificio; la realtà è che facevo tanta panchina. Eravamo misti con altre annate, il gruppo dei più grandi annoverava diversi portieri fra cui Andrea Saladini, Valentino Biancucci, Matteo Pecciarelli ma in occasione di un torneo a Gallina, mister Maurizio Amidei mi disse: “Braconi, oggi ci manca il portiere, siccome te non sei capace in campo, vai in porta…tanto peggio per peggio”! Io risposi come Benigni faceva nel Piccolo Diavolo: “Maurizio, che problema c’è, vado in porta volentieri”! Eravamo sempre stata la squadra materasso ma in quell’occasione andò diversamente, arrivammo in finale. L’apice del mio percorso l’ho toccato a Monte San Savino quando venne addirittura Maurizio Sarri a vedermi in un provino a Terni, mi caricò in macchina e mi portò a giocare una finale a Bettolle; mi avvicinai così a lui, abbiamo vissuto momenti davvero particolari. L’episodio più divertente che riguarda l’attuale allenatore della Lazio risale a quando arrivai in preparazione nel suo gruppo di serie D; durante i test atletici la mia performance non fu esaltante e Sarri mi richiamò in ufficio dicendomi: “Braconi, ma come si chiama il paese dove abiti”? “San Giovanni d’Asso mister”! “Se ci fosse una squadra amatoriale, con il fisico che ti ritrovi, non giocheresti nemmeno lì!”
AMATORI TORRENIERI “Da sempre il mio legame con gli amatori del Torrenieri è solido e di grande stima, mancavo raramente alle cene cult del giovedi con le mitiche performance di Simonetta la Valletta (alias Andrea Duca Amidei). Dopo aver smesso in categoria sono stato tesserato con gli Amatori BiancoRossi, ho subito la trasformazione in attaccante sognando l’estro del dribbling sulla trequarti. Mi sono divertito con tanti amici con cui sono cresciuto dai pulcini in poi, tutti con la passione e la voglia di dare una mano alla gloriosa causa amatoriale BiancoRossa”.
PODISMO E LA MARATONA DI NEW YORK “Immagino che tutte le persone che mi hanno conosciuto al di fuori di quell’anno in cui mi sono cimentato nella Maratona, non avrebbero mai creduto che potessi realizzare questa impresa. Era qualcosa che andava contro il mio stile, non sono mai stato un amante della corsa, delle cose ripetitive in termini di sforzo e costanza. Quella è stata una guerra con me stesso, cercando di raggiungere un obiettivo impensabile; ho voluto combattere per capire se con la volontà potevo arrivare fin lì. Ce l’ho fatta, un’esperienza infinita per un concetto spirituale difficile da spiegare che consiglio a tutti, qualcosa di unico”.
ESPERIENZA POLITICA “Spesso al bar o in giro sentiamo dire che nel nostro piccolo non funzionano alcune cose. Richiamato da queste esternazioni mi sono sentito in dovere di fare soltanto una cosa: non fomentare il malcontento e le critiche ma avvicinarmi al mondo della politica per provare a dare un contributo. In realtà le cose si cambiano con moltissima difficoltà ma la voglia di poter lasciare qualcosa di meglio rispetto a come l’hai trovata, ti induce ad una solerte dedizione provando a fare del proprio meglio attraverso la massima onestà intellettuale e etica. E dopo la prima esperienza ho deciso di continuare, credo che la politica sia una cosa di tutti e mi piacerebbe trasmettere questo ad altri per far comprendere quanto possa essere importante per la comunità”.
SOGNI PERSONALI E LAVORATIVI “Da 15 anni sono nella stessa azienda e nel tempo ho maturato un sacco di idee; mi piacerebbe lavorare su un marchio personale e poter fare impresa in maniera diversa. Ho tante ambizioni ma non voglio mettere troppa carne al fuoco; mi piace pensare di inserire qualcosa di personale per esprimere il meglio di me stesso attraverso ulteriore forza, passione e volontà”.
UN GRANDISSIMO ANGELO, IL VICESINDACO SOLARE E SPECIALE!!!!
DiegoDomizioRosati


Celeste Brandi e Marco Crescenza

Ben ritrovati con la rubrica BIANCOROSSI UN PO’.. SPECIALI!! Ecco la puntata numero 30 nella quale parliamo di due freschissimi vice campioni mondiali, la torrenierese Celeste Brandi e Marco Crescenza che nei giorni scorsi si sono resi protagonisti di un’impresa davvero importante. Grazie alla preziosa collaborazione di Camilla Montigiani in cabina di regia e di Matteo Vannuzzi all’opera con la Kodak, siamo andati a scoprire i due ragazzi nei vari aspetti della loro vita quotidiana, dove il ballo è parte integrante di ogni giornata.

LEI è Celeste, 30 anni, ha frequentato il Liceo Classico Piccolomini a Siena e poi si è laureata in Farmacia all’Università di Siena iniziando subito a lavorare presso la Farmacia Pinotti di Buonconvento, dove veste il camice bianco da circa tre anni. Carattere molto empatico, parla volentieri con le persone ascoltandole e cercando di risolvere i problemi, specialmente a lavoro. Il pregio più evidente che si riconosce è quello di essere una persona solare, le piace molto sorridere; il difetto più grande è l’essere estremamente disordinata.

LUI ha 24 anni, Marco ha frequentato l’istituto tecnico Sarrocchi a Siena e dopo il diploma è stato assunto a Poggibonsi in un’azienda specializzata nella progettazione di camper; attualmente lavora presso l’ufficio tecnico di Etruria Retail, occupandosi della progettazione dei negozi a marchio Carrefour. Si ritiene una persona particolarmente precisa, particolare che può essere visto sia come un pregio, ad esempio in preparazione di una gara, che come un difetto da “rompiscatole”.

LA PASSIONE PER IL BALLO “Credo di aver sempre avuto questa passione-dice Celeste- fin da piccola adoravo sia ballare che guardare gli altri farlo; ho iniziato a 12 anni con la danza classica ma non era il mio genere cosicché sono passata al latino/americano, balli di coppia, standard e poi anche caraibici che sono stati la mia passione più grande. Nei primi anni ho seguito alcuni corsi poi ho iniziato a gareggiare dalle categorie più basse, la classe C, fino ad avanzare per meriti sportivi fino alla classe internazionale”.

Invece Marco inizia un po’ per caso: “Risale tutto a circa 10 anni fa quando ho accettato di seguire una lezione di prova, c’era un ballerino internazionale capace di fulminarmi tanto che mi promisi di voler diventare come lui. Da lì varie serie di lezioni di danze caraibiche e latino/americane con introduzione alle gare e ulteriori corsi a seguire”.

L’INIZIO DELLA LORO AVVENTURA La coppia Brandi/Crescenza ha iniziato a ballare insieme nel maggio del 2020, allenamenti duri, spostamenti continui, tanta determinazione: “Ogni mercoledi ci alleniamo alla scuola di ballo di Montecatini, seguiamo sia lezioni private che collettive con il nostro maestro Roberto Bianchi della Robert Fashion Dance. Saltuariamente ma più frequentemente nei periodi delle gare scendiamo a Roccasecca in provincia di Frosinone trattenendoci l’intero weekend a partire dal venerdi, con una tre giorni intensa di studio e di stage privati o collettivi. Negli altri giorni della settimana ci alleniamo per conto nostro, saltiamo pochi giorni e comunque siamo impegnati almeno cinque volte a settimana”.

COME CONCILIARE LAVORO E BALLO, considerando anche l’esperienza alla scuola di ballo Tuttifrutti di Siena nei corsi di Bachata Sensual. “Non è facile- dice Marco- anche perché abbiamo orari lavorativi diversi, il tempo a disposizione non è molto; siamo però determinati a fare sacrifici perché convinti, soltanto così, di poter provare ad ottenere soddisfazioni importanti”.

COSA SERVE PER FARE BENE NEL BALLO “Gli aspetti mentali per riuscire bene nella nostra attività sono molteplici – continua Celeste-, oltre ad essere pressoché perfetti tecnicamente serve carisma, feeling particolari con il partner e con il pubblico, è necessario poi interpretare al meglio la musica e il ballo che viene imposto, con ritmo e precisione”.

LA PALESTRA ASSO GYM “Oltre agli allenamenti specifici è importante lavorare anche in maniera diversa e per questo-afferma Celeste- frequento la palestra Asso Gym di Torrenieri dove svolgo un allenamento mirato per il ballo che comprende sia i circuiti che l’utilizzo dei macchinari in sala pesi. L’attività in palestra mi ha portato indubbi benefici per il ballo migliorando agilità, forza e resistenza”.

COME FUNZIONA UNA GARA DI BALLO. “Inizialmente ci sono turni eliminatori -ci spiega Marco- divisi in batterie di 12 coppie che ballano contemporaneamente. I giudici, che possono essere da un minimo di 7 a un massimo di 13 ma comunque sempre in numero dispari per evitare i pari merito, hanno a disposizione le preferenze e chi se le aggiudica di più va avanti. I balli durano un minuto e mezzo ciascuno, nella danza caraibica sono quattro ovvero Salsa portoricana, Bachata, Merengue e Salsa cubana; nei turni eliminatori si scende in pista per un ballo e poi si esce rientrando nella batteria del secondo ballo, fino al quarto. Quando si arriva alla semifinale, dove rimangono 12 coppie, si danza invece per tutti e quattro i balli di fila ed in base alle preferenze passano solo 6 coppie; in finale nuovamente quattro balli tutti insieme, la giuria qui non esprime preferenze bensì le posizioni ballo per ballo ed in base a queste viene stilata la classifica finale”.

LE GARE PIÙ IMPORTANTI NEL PANORAMA NAZIONALE E INTERNAZIONALE “Nel nostro paese ci sono due competizioni principali-spiegano- il campionato italiano di categoria, che è diviso per fasce di età e varie classi di bravura, e il campionato italiano assoluto dove gareggiano tutti contro tutti con la sola distinzione fra giovani e adulti. Queste due gare sono quelle che servono per qualificarsi ai campionati del mondo che invece sono strutturati in maniera diversa e non prevedono una gara che comprende tutti e quattro i balli ma ogni ballo ha una competizione singola; i giudici hanno la possibilità di valutare più profondamente i contendenti perchè scendono in pista 3 volte per ogni turno di eliminazione. In finale ognuna delle sei coppie porta anche uno show con coreografia”.

IL GRANDE RISULTATO AI MONDIALI Ecco il racconto dell’esperienza trionfale che ha portato ai vertici planetari Celeste e Marco, capaci di figurare meravigliosamente proprio ai mondiali disputatisi ad inizio novembre a Skopje, in Macedonia del Nord: “Prima abbiamo partecipato alle gare di Salsa, di Bachata e di Merengue classificandoci secondi nelle prime due e terzi nell’altra; poi eravamo impegnati nel Carribean show dance con nostre coreografia e musica, qui abbiamo rappresentato il tema del razzismo e della schiavitù classificandoci terzi. Infine siamo arrivati primi nello Show di gruppo proposto in collaborazione con la Robert Fashion Dance. E’ stata un’esperienza indescrivibile- conclude Celeste-anche perché era la nostra prima competizione di così alto livello e all’estero; stimolante e suggestivo sia il confronto con tante fortissime coppie sia la presenza del grande pubblico, caloroso, partecipe e sportivissimo. Abbiamo ricevuto tanti complimenti che ci hanno fatto sentire importanti, orgogliosi anche di aver conseguito un risultato prestigioso per l’Italia”.

“Le giornate trascorse in Macedonia- saluta Marco- sono state indimenticabili, sembrava di essere dentro una bolla con la possibilità di dedicarci esclusivamente a ciò che ci piace. I risultati sono arrivati anche perché eravamo nel giusto contesto che ci permetteva di esprimere tutta la nostra passione; bellissimo lo spirito che ci univa agli altri atleti della nostra scuola, rivali in pista ma compatti e solidali reciprocamente alla ricerca delle migliori performance di ognuno”.

UN GRAZIE SINCERO A CELESTE E MARCO, PER LA DISPONIBILITÀ; TANTI COMPLIMENTI PER QUESTI RISULTATI FANTASTICI CHE LI METTONO GIUSTAMENTE IN VETRINA, UN’ALTRA STORIA DI VANTO PER LA NOSTRA PICCOLA COMUNITÀ.

Buon Vento ragazzi!

DiegoDomizioRosati


Francesco Paolo “Il Belva” Maltese

La puntata numero 31 della rubrica BIANCOROSSI UN PO’…SPECIALI!!! parla di un ragazzo che gioca nella squadra Amatori del Torrenieri, operaio di professione e dj per passione: lui è Francesco Paolo Maltese, in arte IL BELVA.
“Sono nato a Firenze nel 1987 ed ho vissuto l’infanzia a San Quirico d’Orcia. Dopo vari trasferimenti fra San Quirico e Torrenieri, da oltre sei anni sono tornato a vivere qui, in pianta stabile con la mia compagna e mio figlio Leonardo. Dopo le scuole dell’obbligo ho frequentato il liceo linguistico Lambruschini a Montalcino senza però concludere il percorso”.
IL BELVA SI DESCRIVE “La leggenda narra che io sia una persona estremamente espansiva e che non passa certamente inosservata. L’ironia è un tratto distintivo che da un lato mi porta ad essere apprezzato ma da un lato persino fastidioso, non saprei pertanto se definirla un pregio o un difetto. Stesso discorso per la sincerità che io definisco comunque una mia umile o unica dote. Un bel difetto che mi viene riconosciuto è invece l’essere polemico”.
In ambito lavorativo Francesco, dopo aver interrotto gli studi, ha intrapreso l’esperienza nel settore della pelletteria e ad oggi lavora come operaio in un’azienda di borse della zona.
Coltiva numerose passioni, è da sempre tifoso dell’Inter che segue con ardore e trasporto, e adora giocare alla Play.
LA MUSICA “Sono un estimatore della musica con la M maiuscola, solida; colleziono vinili, CD e musicassette, amo spaziare da un genere a un altro anche se prediligo le sonorità rockeggianti. I concerti sono il modo perfetto per esplorare l’universo musicale, ne sono un grande ammiratore. Dai Kiss a Bruce Springsteen, da Antonello Venditti a Pet Shop Boys, ho partecipato a centinaia di concerti e ne conservo gelosamente tutti i biglietti come fossero reliquie antiche.
BELVA DJ “Per tutti sono il Belva ma per molti sono BELVA DJ. Nei primi anni 90 ero solito ascoltare il dj time, noto programma di radio dj che è stato per me di grande ispirazione poiché proprio grazie alla musica dance ho avuto modo di apprezzare e poi anche collaborare con il mondo della discoteca a 360 gradi. Successivamente un paio di piatti Pioneer e una manciata di dischi techno progressive di metà anni 90, regalati da un caro amico, hanno dato il via a quello che fino ad allora era stato solo un gioco di un ragazzino nella propria cameretta. Dopo la mia prima esibizione in una festa di paese ho portato avanti questo piccolo progetto partecipando anche a vari eventi in tutta la Toscana. E’ stata per me la realizzazione di un sogno, una grande soddisfazione veder ballare e divertirsi la folla radunata sotto la consolle ad intonare le canzoni che sono state importanti lungo il mio percorso. Un altro traguardo rilevante è stato poter collaborare con una web radio di Milano; ero solito pubblicare dei dj set su una piattaforma digitale quando un dj della radio stessa mi ha contattato per darmi la possibilità di unirmi a loro intraprendendo un modo nuovo di fare musica. Uno dei ricordi più belli che mi porto dietro è riferito invece ad una festa ad Arezzo: pronti per l’evento veniamo interrotti da un temporale improvviso che poteva mandare all’aria la serata ma tutti i presenti si adoperarono per sgomberare l’unica postazione al riparo e spostare l’attrezzatura. Rimasi stupito, volevano godersi l’evento insieme a me e alla mia musica ballando persino sotto la pioggia. Mi sentii veramente fortunato”.
IL CALCIO GIOCATO “L’esperienza che porterò sempre nel cuore è l’incontro con il campo o, meglio, il Campino dove da ragazzino andavo a giocare. Trascorrevo interi pomeriggi a calciare quel pallone, a volte scuoiato, che è stato uno dei miei primi amici e che mi ha portato poi nel corso degli anni a conoscere tante persone e tanti compagni di vita. A 17 anni inizia la mia dieta a Pane e Amatori, ho indossato le maglie di Castiglione d’Orcia, Pienza, San Quirico d’Orcia e Montisi. Dopo cinque anni di pausa quest’anno il Torrenieri mi ha accolto nella sua gloriosa squadra Uisp. Il lungo stop e qualche chilo di troppo hanno reso la preparazione alquanto distruttiva ma la voglia di tornare a provare l’emozione di far parte di un gruppo che condivide la mia stessa passione, ha prevalso su tutto; sono felice di aver avuto la fortuna di entrare subito in sintonia con questo giovane gruppo che con forza e volontà ha affrontato un nuovo inizio. Con il passare dei mesi il rapporto si è consolidato ed è mio interesse svolgere al meglio il mio ruolo per il bene della squadra del mio paese. Vorrei approfittare di questa circostanza per ringraziare i componenti della dirigenza che rendono possibile tutto questo, sembrerà banale ma per me assolutamente doveroso”.
SOGNO NEL CASSETTO “In realtà ne ho molti. Riguardo al calcio mi piacerebbe vincere un campionato con il Torrenieri per condividerne la gioia sia come giocatore con i miei compagni sia come Torrenierese, con l’intero paese che sempre sostiene la squadra e di cui mi sento di far parte. In ambito artistico, sognando in grande, vorrei esibirmi in un One Man show per dar sfogo alla mia ironia e al lato più sarcastico di me. Riguardo la musica, infine, forse in un mondo parallelo al nostro, vorrei far sì che la mia smodata passione diventasse il mio lavoro. Vorrei poter gestire una radio, condividere con gli altri il mio interesse per gli artisti e le canzoni che porto nel cuore”.
GRAZIE BELVA, BELVA DJ, BUON VENTO!
Diego Rosati


Aldo Fasotti

Aldo Fasotti è il protagonista del nostro racconto, il numero 32 della rubrica BIANCOROSSI UN PO’.. SPECIALI!! Aldo è molto legato a Torrenieri e al Torrenieri, segue con costanza e passione le sorti del paese e della squadra biancorossa, partecipa alle attività sociali se coincidono con i suoi viaggi in Valdorcia. E’ sposato da 38 anni con Manuela Raineri e ha tre figli: Alessandro, Federico e Riccardo.

Il suo racconto comincia così: “Sono nato a Genk in Belgio il 6 dicembre 1955, da genitori italiani, Edda Torriti e Sergio Fasotti. Si conobbero alle Magistrali a Montalcino durante il periodo della guerra, anche mio padre Sergio, come me, era nato a Genk, da genitori piemontesi. Mio nonno paterno era emigrato in Belgio nel 1924 per lavorare nelle miniere di carbone. A fine anni Trenta mio padre è venuto a studiare in Italia nei collegi per figli di emigrati, è stato ospite dell’Osservanza di Montalcino per poter seguire le scuole magistrali dove poi, come detto, ha conosciuto mia mamma. Si sono sposati a Torrenieri nel 1951 per poi trasferirsi a Genk”. Aldo cresce frequentando le scuole belghe in lingua fiamminga (olandese) dove poi si è diplomato. “Dopo le scuole ho lavorato per qualche anno presso i servizi comunali della città di Genk ed in seguito sono entrato in servizio al Consolato d’Italia a Bruxelles, quindi all’ Agenzia Consolare di Genk. Ho chiuso la mia attività lavorativa nell’azienda di proprietà della famiglia di mia moglie (importazione di vini e prodotti alimentari italiani). Quindi praticamente tutta la mia attività lavorativa è stata coinvolta dal sistema “Italia” (o nel segno dell’Italia) anche perché tuttora sono traduttore-interprete Italiano/Fiammingo”.

E il meraviglioso legame con il suo Torrenieri? “La storia è iniziata negli anni Sessanta quando con mia mamma e mio fratello Luciano partivamo ogni estate da Bruxelles per arrivare, dopo 24 ore di viaggio, alla storica stazione di Torrenieri. I miei nonni, Ubaldo e Corallina, con i miei zii Stelio e Liliana, abitavano nel viale Piave; in questo contesto ho conosciuto i miei primi amichetti, da Gabriele Leoni a Poldino, Lelio Fracassi e Livio. Dopo qualche anno, i miei genitori acquistarono un appartamento a Marina di Grosseto per trascorrere le vacanze al mare anziché in paese. Bello per tutti ma non per me! Ed infatti, appena un po’ più grandicello, prendevo il treno a Grosseto per venire al caldo torrido di Torrenieri. L’ho fatto per anni e sono riconoscente a mio zio Stelio, a mia zia Liliana e alle mie cugine Claudia e Barbara Torriti per avermi sempre ospitato. Non voglio dimenticare anche l’affetto ricevuto da Fosca Carli e Bruno Cherubini, amici dei miei genitori. Spesso incontravo gente che non capiva perchè non rimanevo al mare, ma io mi divertivo tanto a Torrenieri”.

Era il momento in cui il paese stava vivendo un momento di gloria economica con le fabbriche attive, la Cassia che attraversava il paese. Il discorso adesso si sposta verso la sua grande passione per il calcio e verso i ricordi in paese, nomina luoghi e persone che riaccendono barlumi di un tempo che sembra lontanissimo. “Giocavo in Belgio nelle giovanili del Genk e non potevano tesserarmi in Italia, mi divertivo comunque al campo sportivo a tirare in porta sotto il sole rovente con Gabriele Leoni e Franco Migliorini. Indimenticabili i primi passi del nuovo Torrenieri calcio con la Multipla di Beppino per le trasferte, le scorrazzate con Vittorino a Siena e altri luoghi per andare ad acquistare del materiale sportivo; storiche le partite ad Asciano e a Montalcino alla Coppa Fortezza. Ricordo con piacere le fantastiche serate estive quando si tornava dalle partite o quando la sera stavamo al Circolo con il jukebox ad aspettare qualche amichetta. Non dimentico la piscina di Bagnacci dove ho imparato a nuotare, le gite fisse del lunedi con il Faenzi e Roberto Casini alle Rocchette, e tanti altri ricordi con amici che non scorderò mai: Gabriele, Franchino, Roberto Casini, Daniele Cecchini, Fabrizio Farnetani, Walter Bellaccini, Ghino, Lucarone, Marco Brasini, Bobbe, Massimo Leoni, Claudio Mariotti, Duccio e tanti altri che ora mi sfuggono”. Ecco spiegato il grande e immenso attaccamento a Torrenieri e alla sua società sportiva, che segue tuttora con passione: “Da quanto ne parlo in casa, mia nuora, scherzando, mi ha nominato Ambasciatore del Torrenieri all’estero; ritengo che i veri Ambasciatori del Torrenieri sono gli attuali giocatori, lo staff e la dirigenza con i quali mi voglio complimentare per il lavoro svolto fino ad oggi. Chi avrebbe mai pensato di arrivare in Promozione, e averci giocato già per due campionati! Quando ho l’occasione passo a fare una visitina salutando i miei familiari e i miei amici, parliamo del passato e di quante cose belle mi sono rimaste nel cuore. E prima di partire mi informo… se c’è una partita del Torrenieri non intendo assolutamente perdermela. Grazie a tutti e a presto”, dice Aldo! 

Siamo noi che ti ringraziamo di cuore, per la disponibilità e il grande affetto che si percepisce in ogni singola frase! Un grazie speciale dal Direttore della rubrica Massimo “Pippo” Armini, che non nega di essersi commosso nel leggere questa storia così particolare, dettagliata. Buon Vento Ambasciatore BiancoRosso!

DiegoRosati


Fabrizio Saladini

FABRIZIO “MISTER” SALADINI, IL BIANCOROSSO CHE BRILLA IN INGHILTERRA 

Numero 33 della rubrica BIANCOROSSI UN PO’.. SPECIALI!! ai nostri microfoni Fabrizio Saladini, Torrenierese DOC e da pochissimo tempo anche cittadino inglese. Una storia bella e particolare dove si parla di un ragazzo che ha fatto le valige ed ha cambiato vita, portandosi dietro l’immenso amore per la sua Torrenieri. Fabrizio si presenta: “Sono nato a Siena il 16 marzo del 1988 e sono cresciuto a Torrenieri, dove ho vissuto per circa 25 anni. Ho frequentato il liceo scientifico tecnologico a Siena ed ho poi iniziato il mio percorso accademico. Mi sono laureato in Scienze Ambientali e successivamente ho fatto un dottorato di ricerca in chimica ambientale, specializzandomi su indicatori di sostenibilità ambientale e riscaldamento globale”. 

Il carattere, con pregi e difetti: “Questa è dura, sarebbe più giusto chiederlo a chi mi conosce, comunque ci provo. Credo di essere una persona piuttosto affidabile ed empatica, il mio difetto è la pazienza, non ne ho moltissima”. 

Abbiamo chiesto a Fabrizio qualcosa sulle sue passioni: “Non sarà originale come cosa ma adoro viaggiare, preferibilmente a diversi fusi orari di distanza e con uno zaino in spalla. Nonostante non giochi più a calcio ormai da diversi anni, lo sport rimane una passione difficile da ignorare. Il mio lato agonistico lo lascio sfogare con la pallavolo mentre quando posso faccio arrampicata su parete. Tutto un altro mondo, ma altrettanto affascinante e divertente. Per il resto mi concedo quanti più concerti possibile o, meglio ancora, festival (in Inghilterra ce ne sono una miriade!) e tanta stand-up comedy”. 

Proprio parlando di Inghilterra arriviamo a quanto è accaduto da poco; tutto nacque dopo gli studi in Italia: ”Concluso il mio percorso accademico, nel 2017 ho ricevuto un’offerta di lavoro da una multinazionale che produce beni di largo consumo, la scelta di accettare mi ha portato nel Regno Unito, dove vivo tuttora, lavorando sempre come esperto di sostenibilità ambientale. In seguito ho fatto consulenza per terzi e al momento lavoro per un’azienda di e-commerce come consulente interno. I primi anni in Inghilterra li ho passati in una piccola cittadina nelle Midlands poi mi sono trasferito a Londra dove vivo da poco più di due anni. Il Regno Unito è un paese che mi ha dato e mi sta dando tanto, di fatto oggi la mia vita è qui. Ho quindi pensato fosse giusto “consacrare” questo legame e di recente ho deciso di prendere la cittadinanza inglese, è stato un bel momento. Detto questo, ovviamente il legame con l’Italia e con Torrenieri rimane imprescindibile, anzi, lo sento ancora più forte da quando vivo all’estero, ogni volta che torno è come se non me ne fossi mai andato. E questo ovviamente lo devo alla mia famiglia e agli amici di sempre, mi ritengo molto privilegiato. Potersi sentire a casa in posti diversi del mondo, a prescindere da dove si è nati, è una grande fortuna”. 

Per chiudere la nostra chiacchierata, un tuffo nel passato, agli anni in cui Fabrizio ha vestito la gloriosa casacca BiancoRossa: “I miei trascorsi con la maglia del Torrenieri partono da lontano, già dalla scuola calcio, i primi calci al pallone li ho dati nel campo sportivo di Torrenieri quando avevo 6-7 anni. Però credo che il modo migliore per raccontare il mio legame con quella maglia sia partire dalla fine, piuttosto che dal principio. La mia ultima partita in Biancorosso è stata Torrenieri-Orbetello, aprile 2017. Penultima di campionato, scontro diretto, noi primi e loro secondi. A noi sarebbe bastato un pareggio per vincere il campionato e ottenere una storica promozione in Prima categoria, una partita e una giornata speciali, mi vengono i brividi ogni volta che ci penso. Siamo andati sotto 1-0 nel secondo tempo, per poi pareggiare poco dopo e portare la partita fino in fondo, al triplice fischio si è scatenato il delirio. Che frignate! Per me poi il tutto aveva un significato speciale perché ho giocato le ultime partite di quella stagione sapendo che sarebbero state le ultime della mia carriera calcistica, a maggio mi sarei trasferito in Inghilterra, ed era quindi davvero l’ultima occasione a disposizione per fare qualcosa di speciale con quella maglia. Non avrei potuto desiderare un epilogo migliore. La cosa ancora più bella è che quella stagione non è venuta così a caso, infatti, alcuni anni prima la società aveva deciso di iniziare un nuovo ciclo coinvolgendo quanti più ragazzi possibile del paese. Mi piace pensare che quella promozione sia stato il coronamento di quel percorso, quella stagione poi di sicuro è stata speciale perchè c’era un bel gruppo, un grande allenatore e una super società che come sempre, anno dopo anno, era lì a supportarci. E i tifosi, ovviamente. Non è un caso poi se negli anni successivi il Torrenieri ha fatto quello che ha fatto. Sono orgoglioso e grato di aver fatto parte di quel percorso”.

Grazie “Mister” Fabrizio Saladini, un grande abbraccio e BUON VENTO! 

Diego Rosati


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